Omeopatia, dalla Francia arriva il no del mondo scientifico

Parma – Il clamore intorno ai contrasti nella maggioranza giallo-verde, ai venti di guerra nel Medio Oriente, ai drammi di chi fugge da guerre e miseria ha – comprensibilmente – messo in ombra una piccola notizia che ci arriva dalla patria dell’Illuminismo: la Francia boccia il valore scientifico dell’omeopatia (°).

Credo che Diderot e D’Alambert, animati dalla fiducia nella ragione, intesa come sola guida dell’azione umana, approverebbero.

L’equivalente francese del nostro Istituto Superiore di Sanità, sulla base dell’analisi di molti studi scientifici, ha concluso che le cure omeopatiche non hanno dimostrato un’efficacia sufficiente a giustificarne un rimborso; di conseguenza, entro due anni, i rimborsi verranno sospesi. Alla stessa decisione era giunto il National Health Service britannico due anni fa; è del 2015 il parere altrettanto negativo dell’ente di ricerca medica australiano, il National Health and Medical Research Council che ha concluso che per nessuna condizione di salute ci sono prove scientificamente affidabili sull’efficacia dell’omeopatia.

Proprio ieri ho ricevuto da mia figlia Elena la notizia che l’Università di Barcellona ha deciso di sopprimere il master in omeopatia, che di teneva dal 2004: “Un informe desfavorable de la Facultad de Medicina por “falta de base científica” ha provocado su supresión.”

Di questo ha autorevolmente scritto il 13 luglio la Senatrice a vita Elena Cattaneo, docente all’Università Statale di Milano: 

“Sono d’accordo. Come scienziata e senatrice conosco i danni per la società che la mediazione e il false balance con l’antiscienza possono provocare in politica e nei media. Basti citare Xylella (all’origine del Complesso del disseccamento rapido dell’olivo ), (il metodo) Stamina, biodinamica, antivaccinismo e la stessa omeopatia. Per quest’ultima, ad esempio, i princìpi su cui si basa sono indimostrabili scientificamente, mentre la sua inefficacia – indistinguibile dall’effetto placebo – è ampiamente dimostrata da tutto ciò che sappiamo della chimica, fisica, biologia e fisiologia.”

Alla stessa conclusione erano giunti, negli anni passati, molti altri studi: le cure omeopatiche non hanno una efficacia superiore al noto effetto Placebo (*)

Considerazioni generali

L’omeopatia si basa sulla teoria sviluppata oltre duecento anni fa dal medico tedesco Samuel Hahnemann (1755-1843), persona onesta, intelligente e coltissima, giustamente critico verso le pratiche mediche convenzionali dell’epoca.

La medicina non si era ancora sviluppata su basi scientifiche. Spesso i medici ricorrevano a ripetuti salassi e a poderose purghe. Si pensi che al Sacro Romano Imperatore Leopoldo d’Austria furono praticati quattro salassi nelle 24 ore precedenti la sua morte (1792); qualcosa di molto simile capiterà sette anni dopo a George Washington.

Si deve dunque dare atto ad Hahnemann di avere protetto i suoi pazienti da pratiche mediche inefficaci e spesso nocive.

L’omeopatia si diffuse rapidamente in Europa nella prima metà del XIX secolo, quando ancora non si conosceva né l’esistenza dei batteri, né l’importanza della disinfezione, né la vaccinazione; allora l’energia vitale e le fortissime diluizioni non suonavano strane quanto oggi.

Una delle cause del successo (non clinico) delle cure omeopatiche quasi certamente sta nel rapporto tra il medico e il paziente. L’omeopata – diversamente dalla maggior parte dei medici – si interessa con calma di molti aspetti della vita del paziente, condizioni psicologiche, alimentazione, eccetera, creando uno stato di empatia e di fiducia. Ciò probabilmente rafforza l’effetto placebo.
Deve essere dichiarato pubblicamente ed esplicitamente che le cure omeopatiche non hanno una efficacia clinica superiore alla somministrazione di placebo; eventualmente hanno anche un effetto rassicurante. Anche gli oroscopi non hanno fondamento scientifico e non danno indicazioni attendibili, tuttavia sono graditi a un numero sterminato di persone.
Ricordiamo che l’omeopatia in sé non fa danno. Il danno nasce dalla sostituzione terapeutica, ossia quando si rifiuta il trattamento terapeutico necessario per sostituirlo con cure omeopatiche, come nel drammatico caso del bimbo al quale sono state negate le cure efficaci per l’otite.

Integratori alimentari

Vitamine, sali minerali, antiossidanti: gli integratori alimentari sono sempre più utilizzati, a volte abusandone, nell’intento di prevenire le malattie e favorire la longevità: vitamine (A, B1, B2, B3 (niacina), B6, C, D ed E, beta-carotene), sali minerali, antiossidanti, minerali, che supportano l’organismo per colmare carenze nutrizionali, come calcio, insieme a vitamina D, ferro, zinco, magnesio, selenio, , assunti singolarmente o in associazione in preparati multivitaminici, ecc.

Nel 2018 circa il 65% degli italiani ha assunto almeno un integratore alimentare.

Anche negli Usa il consumo di supplementi e integratori vitaminici e minerali è molto vasto – più della metà della popolazione li assume regolarmente e in ampie quantità.

La maggior parte di questi non apportano vantaggi per la salute cardiovascolare e per ridurre la mortalità, dovuta a molte cause. 

A mostrarlo sono, tra l’altro, uno studio coordinato dall’Università della Virginia occidentale e uno studio pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology.

Soltanto gli acidi grassi essenziali omega 3 hanno ridotto il rischio di infarto e di malattie coronariche. Ricordiamo invece che uno strumento efficace contro la mortalità è la riduzione del sale: un’arma importante per salvare milioni di persone da malattie cardiache e ictus.

L’atteggiamento migliore è adottare una dieta sana e bilanciata, che garantisce il giusto apporto di vitamine e minerali; nessuna ricerca sugli integratori ha dimostrato che siano più salutari di cibi non trasformati.

La stessa Senatrice Cattaneo ha aggiunto un commento sull’uso di prodotti inefficaci: “In questo senso sarebbe ragionevole rimeditare la spesa che oggi sosteniamo, nell’ordine di 50 milioni di euro annui (stime Gimbe/2017), per le detrazioni Irpef di prodotti scientificamente privi di evidenze terapeutiche, tra cui gli omeopatici. Magari destinandola – restando all’attualità – al finanziamento di borse di specializzazione per i nostri giovani medici, la cui carenza sta determinando un imbuto formativo che, senza decise correzioni, porterà ad un pericoloso avvitamento del Sistema sanitario nazionale.”

(°) A fondamento sta il principio: similia similibus curantur, per curare una malattia si deve assumere in bassissime dosi una sostanza che provoca nell’organismo gli stessi sintomi che si vogliono eliminare. Affinché il processo sia efficace, il liquido diluente (acqua) deve essere agitato (“concusso”) a ogni diluizione; la combinazione di diluizione e scuotimento è nota come “dinamizzazione”. Ma, alle diluizioni prescritte, nel liquido non resta praticamente nulla del principio attivo; il farmaco omeopatico è letteralmente indistinguibile dall’acqua pura. Da un punto di vista scientifico, dunque è impossibile spiegare come un preparato privo di qualunque principio attivo possa produrre risultati su una patologia clinica, se non un effetto placebo.

(*) Un placebo è un preparato che simula un farmaco, farmaco (che si tratti di una compressa o di un’iniezione) ma che non contiene alcun principio attivo; è costituito solo da sostanze innocue come zucchero o amido. Viene impiegato soprattutto per valutare l’efficacia di un farmaco; è in grado di lenire il dolore cronico, di ridurre l’insonnia, di placare l’ansia, ha un effetto benefico sul mal di schiena e sulla nausea. La sua azione dipende da tanti fattori: le aspettative del paziente rispetto alla sua efficacia, il rapporto che ha instaurato col medico, la determinazione nel seguire la terapia. L’effetto placebo indica tutti quei cambiamenti benefici, sia fisici che psicologici, che avvengono nelle persone, causati delle loro aspettative consce o inconsce di guarigione, a prescindere dall’intervento di farmaci o procedure terapeutiche attive. Queste aspettative positive sono in grado di scatenare all’interno dell’organismo, in oltre una persona su tre, una serie di importanti reazioni biochimiche – tipicamente la produzione di endorfine, sostanze analgesiche con effetto analogo a quello della morfina, e di dopamina, un neurotrasmettitore prodotto nel cervello, che promuove il benessere. 

I “veri credenti” ignorano i risultati negativi delle indagini sull’efficacia delle cure omeopatiche, o ad essi non credono, o forse addirittura pensano a complotti orditi dalle case farmaceutiche; di conseguenza continuano a ricorrere con fiducia agli omeopati. La fede smuove le montagne (Mt 17,14-20).

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