Parigi – Ci sono voluti più di 80 anni perché il Portogallo rendesse ufficialmente omaggio a Aristides De Sousa Mendes, un diplomatico che nel 1940, a rischio della sua carriera e non solo, aveva salvato migliaia di ebrei in Francia. Il Parlamento ha anche deciso di rendere omaggio allo Schlinder portoghese con un monumento a suo nome nel Pantheon Nazionale per ricordare la coraggiosa decisione di ignorare le consegne del governo del dittatore Salazar e di accordare il visto a chi fuggiva l’avanzata delle truppe nazista in Francia.
L’epopea di De Sousa Mendes inizia a giugno del 1940, quando ormai Parigi sta per cadere in mano tedesca e le truppe nazista stanno conquistando il resto del paese In quel periodo è console a Bordeaux dove in pochi giorni si riempie di ebrei francesi, e anche olandesi e belgi, che cercano di passare la frontiera. Le consegne del governo portoghese sono chiare: i visti sono accordati solo dopo il via libera di Lisbona.
Sousa Mendes entra in crisi. In una lettera datata 13 giugno, riposta la BBC, scrive “ qui la situazione è orribile e sono a letto in preda a un forte esaurimento nervoso”. In queste ore il tormento è tale che di colpo i suoi capelli diventano bianchi. Dopo un paio di giorni, come racconta il figlio Pedro, si alza dal letto e si precipita nella cancelleria gridando: “da oggi darò il visto a tutti. Non esisteranno più nazionalità, razze e religioni”.
E così farà distribuendo i preziosi lasciapassare che daranno la vita salva a tante persone. Probabilmente a influenzare la decisione del diplomatico era stato un suo amico rabbino che aveva rifiutato il suo visto per lasciare la Francia spiegandogli che non poteva abbandonare le migliaia di ebrei che si erano rifugiati a Bordeaux. Sta di fatto che grazie a Sousa Mendes, tra i 10.000 e i 30.000 ebrei riuscirono a salvarsi, come riconosce anche Israele che nel 1966 ha incluso il suo nome tra i “giusti”. Tra le persone che grazie al console portoghese riuscirono a fuggire dalla Francia la BBC cita Salvador Dali`, il regista King Vidor, membri della famiglia Rothschild e la maggioranza del futuro governo belga in esilio.
Il governo di Salazar non apprezzò affatto il comportamento ribelle del suo diplomatico che fu a luglio radiato dai ranghi del ministero degli esteri e privato della sua pensione. Ridotto in estrema miseria sopravvisse grazie alla mensa per i poveri della comunità ebrea di Lisbona. Morì, sempre in disgrazia, nel 1954. Prima di morire aveva detto a un rabbino” Se tanti ebrei hanno sofferto per causa di un solo cattolico (si riferiva a Hitler ndr) , è giusto che cattolico soffra per molti ebrei”.