Rien ne va plus les jeux sont faits… Parigi e la Francia sono entrati nell’ora delle Olimpiadi, e niente deve turbarli, né crisi di governo né conflitti. La trentaseiesima edizione dei giochi olimpici devono infatti fornire una parentesi che il tempo di un paio di settimane faccia dimenticare guerre e miserie e soprattutto diventi un nuovo stendardo della « grandeur » del paese. Lo ha detto l’altra sera anche il presidente Emmanuel Macron : nei prosssimi giorni Parigi deve essere solo teatro di sport e di festa, ai problemi politici, per pressanti che siano, ci si penserà a metà agosto. Adesso bisogna solo che nulla venga a turbare il buon svolgimento di Olimpiadi che per la prima volta della loro storia si svolgeranno in città, anzi tra i monumenti e le piazze che ogni anno attirano nella capitale francese milioni di turisti.
Anche l’inaugurazione si preannuncia eccezionale, con la Senna come protagonista. E’ lungo il fiume che i 350.000 spettatorii attesi per l’avvenimento vedranno sfilare decine di barche che trasportano le delegazioni sportive e assisteranno ai concerti e agli spettacoli di suoni e luci previste su cui é stato mantenuto il massimo riserbo per garantire l’effetto sorpesa. Al momento però non tutti sono contenti della decisione di far svolgere le prove in città : i poveri parigini infatti, soprattutto quelli residenti nelle zone vicine alle gare, stanno vivendo giornate difficili. Transenne, divieti di transito, stazioni di metro chiuse e l’obbligo di un pass anche per andare dal fornaio hanno reso la vita quotidiana quasi impossibile, tanto da anticipare le vacanze. Secondo gli ultimi dati poi, le draconiane misure di sicurezza hanno anche scoraggiato molti turisti a venire nella capitale francese e molti sono i commercianti, ristoranti e alberghi che chiedono indennizzi per i mancati guadagni provocati dall’organizzazione dei giochi.
In effetti i timori di attentati, la paura che il conflitto israelo-palestinese possa avere ripercussioni anche sul territorio francese hanno fatto scattare un’organizzazione poliziesca di ampissime dimensioni, con militari, polizia e agenti di organizzazioni di sicurezza private che portano a varie decine di migliaia gli effettivi arruolati per assicurare Olimpiadi senza spargimenti di sangue.
Insomma, da oggi, tutta l’attenzione è rivolta a questo avvenimento che riunisce, in nome dello sport, 230 paesi. Un appuntamento che dovrebbe invitare a una concordia mondiale ma che invece spesso si svolgono in tempi di grandi crisi di cui, loro malgrado, non riescono ad annullare i riflessi politici e le polemiche. Come in questi giorni in Francia dove l’esclusione di una delegazione ufficiale della Russia per la sua invasione dell’Ucraina e la presenza di Israele che continua a bombardare la striscia di Gaza ha suscitato non poche polemiche. La Francia non c’entra nulla, è il comitato olimpico internazionale hanno tenuto a precisare Parigi che punta ad offire al mondo il ritratto di un paese « universalista » che in questi giorni vuole solo offrire al mondo una parentesi idilliaca.
Parentesi che oltretutto fa un gran comodo anche a Macron, che dopo le batoste elettorali alle europee e legislative, conta sulle Olimpiadi di far dimenticare ai francesi la crisi politica da lui stesso innestata e di prendere il tempo necessario per cercare, come auspica, che le forze centristee moderate trovino un accordo che porti alla creazione di una maggioranza che consente al paese di ripartire e ai macronisti di non perdere il potere. Attualmente questa è inesistente, con la Assemble nazionale divisa in tre grandi gruppi tra loro incompatibili. Salvo, col tempo, riuscire a rosicare sui magini, escludendo le frange estreme. Un lavoro che richiederà appunto tempo, anche perché in Francia manca la tradizione di governi di coalizione o esecutivi guidati da tecnici.
Intanto all’Eliseo si punta sul successo delle Olimpiadi, nella speranza che il capo dello stato, messo a dura prova dai verdetti elettorali, ritrovi credibilità con un governo in grado di affrontare le sfide, come quello del risanamento delle finanze che fa temere ulteriori degradi del debito, del disavanzo e della disoccupazione con lo spauracchio che la situazioni porti a nuovi movimenti sociali. Il recente no si Macron ad affidare Matignon a Lucie Castets, la funzionaria prescelta dal Nuovo Fronte Popolare come primo ministro, lascerà sicuramente delle tracce. La sua nomina, raggiunta dal NFP dopo giorni di intensi negoziati che hanno danneggiato l’immagine di unità della cmpagine di siinitra, è stata bocciata senza mezzi termini dal presidente che non l’ha presa in nessuna considerazione nonostante il NFP abbia ottenuto il maggior numero dei seggi alla camera. Certo senza maggioranza assoluta, ma la prassi della V repubblica prevede che l’incarico di formare il governo sia affidato a chi ottiene più seggi. Salvo sorprese, il nuovo capitolo polirico della Francia verrà riaperto solo a Olimpiade concluse. Da domani va in scena la « grandeur », poi si vedrà.