Odisseo e Nausicaa: storia di un idillio amoroso mancato

Il saggio di Giorgio Ieranò

Una principessa incontra un naufrago sulle spiagge di un regno lontano. Si saprà poi che l’uomo è un re, un eroe le cui gesta sono cantate dagli aedi. E che sa parlare alla mente e al cuore. La fanciulla resta affascinata ma anche lui è sedotto dalla sua avvenenza e spontaneità. Se questa fosse una fiaba – scrive Giorgio Ieranò nel recente, pregevole saggio Omero. Nausicaa e l’idillio mancato, (Il Mulino, 2024) finirebbe con un matrimonio. Ma l’Odissea non è un a fiaba, per cui la storia della principessa e del naufrago è destinata ad avere un finale diverso.

E spiega che Nausicaa è figura femminile diversa da tutte le altre: non una dea o una maga, come Calipso e Circe; non sposa e madre, come Penelope. Ma un’adolescente “nel cui carattere si alternano innocenza e desiderio, ingenuità e malizia”. Abita la terra dei Feaci, un reame misterioso e felice, locus amoenus, archetipo delle isole incontaminate della letteratura di ogni epoca.

Tra Nausicaa e Odisseo nasce un dialogo intessuto di ambiguità, da cui traspare la promessa di un futuro destinato a non realizzarsi. Così queste pagine, “tra le più lievi e indecifrabili di tutto il poema”, sono anche il racconto di un idillio mancato.

Accingendomi a leggere questo libro ho ricordato che ( sebbene il celebre grecista Angelo Taccone avesse parlato di Nausicaa come di una delle più delicate e felici creazioni della poesia greca)  l’approdo nella terra dei Feaci non è fra gli episodi- cult dell’Odissea perché non vi sono eventi eclatanti come nell’episodio di Polifemo o quello di Circe. Sappiamo però che è uno snodo fondamentale perché è proprio dal racconto fatto nella reggia di Alcinoo che prende avvio come un flashback la narrazione delle avventure di Odisseo nel suo tormentato percorso verso Itaca, di cui questa è l’ultima tappa. Addirittura alcuni commentatori hanno sollevato il dubbio che le avventure narrate nella reggia di Scheria fossero solo un ennesimo espediente del re di Itaca per accrescere la sua fama. 

Il saggio, di agile lettura ma particolarmente approfondito, scopre nell’episodio di Nausicaa significati reconditi, alcuni dei quali sono divenuti topoi della cultura greca. E nel dialogo con Odisseo ci sono sottintesi da decrittare. In particolare un sottotesto erotico che “traspare tanto più chiaramente quanto più viene dissimulato con parole accorte “(p.87).

Fin dal primo momento, allorché Nausicaa viene paragonata a una dea. “Ti guardo e un sacro stupore mi prende”. Poi Odisseo ne loda esplicitamente la bellezza: “I miei occhi non hanno mai visto nulla di così straordinario”.  Ma l’astuzia, la  μῆτις che la  celebre caratteristica dell’eroe omerico si rivela ancora di più quando tratteggia ed esalta il rapporto coniugale intuendo “il pensiero nemmeno troppo segreto della principessa, quello di avere un marito degno di lei” (p.88).

A proposito di sottintesi e di simbolismi scopriremo, man mano, perché sia rilevante l’immagine di Nausicaa che gioca a palla con le ancelle, ripresa dalle arti figurative in ogni epoca. E perché commentatori antichi abbiano trovato audaci e perfino sconvenienti le parole della ragazza nei confronti dello sconosciuto. Apprendiamo quale ennesimo inganno stia mettendo appunto Odisseo con l’aiuto di Atena. E ripercorriamo la fortuna letteraria e artistica che questo episodio ha avuto nel corso dei secoli.  

Un libro, insomma, che si legge, con il gusto di scoprire aspetti reconditi  o di sapere quanto Omero abbia avvolto di un velo di ambiguità come la sorte che attende regno dei Feaci. E quali misteri celi una terra dove le navi sono guidate dalla forza del pensiero e  dove  ci  si avvale di automi forgiati da Efesto

Tornando al primo incontro, Nausicaa ne resta così colpita che confida alle ancelle. “Se ..solo potesse essere chiamato mio sposo, se si fermasse qui ad abitare, se gli piacesse restare in questo luogo”. Sulla scia di Plutarco, commentatori medievali hanno cercato di neutralizzare quanto di “licenzioso e diseducativo” poteva esserci nelle parole della fanciulla attraverso significati allegorici.

L’episodio -sottolinea il prof Ieranò, saggista e traduttore teatrale che  insegna Letteratura greca nell’Università di Trento – è narrato da Omero con la consueta sapienza e finezza immergendo i suoi personaggi in un’atmosfera di sospensione quasi magica ed evitando a Nausicaa di finire nella schiera delle donne abbandonate e dolenti da Arianna a Didone non è abbandono ma un incontro tramato di esitazioni e reticenze che si risolve infine nel racconto di un’occasione perduta (p.97).

Forse quelle erano solo fantasticherie di un’adolescente. Ma anche Alcinoo si augura esplicitamente che Odisseo sposi sua figlia e di poterlo chiamare genero. Insomma, il tema di possibili nozze è una sorta di leitmotiv e il Prof. Ieranò  suggerisce che questo potrebbe essere l’eco di tradizioni alternative al poema di Omero nelle quali il matrimonio o almeno una relazione amorosa si sarebbero verificate. E c’è una versione alternativa del mito nella quale Nausicaa finisce per sposare Telemaco narrata da Ellanico di Lesbo e ripresa da Aristotele e dal misterioso Ditti Cretese.  

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