Occupazione a Prato: ancora un anno negativo, aspettando la svolta

Prato – Ancora un anno negativo per l’occupazione pratese, ma con alcuni mutamenti positivi sotto la superficie: nel 2015 raddoppiano i contratti a tempo indeterminato, anche se sono soprattutto i maschi a beneficiarne rispetto alle donne, e le fasce di età più mature rispetto ai giovani. L’industria inoltre sembra reggere il ritmo (tessile compreso) e la curva della perdita di posti di lavoro si sta “addolcendo”. Il Centro per l’impiego pratese, infine, conferma la propria efficienza rispetto al modello nazionale, visto che riesce a mediare il 18% delle assunzioni e tirocini. Questo dicono i dati dell’Osservatorio del mercato del lavoro pratese. «Se l’uscita dalla crisi decollerà, probabilmente Prato sarà fra le ultime ad agganciarla e l’anno prossimo potrebbe essere quello della svolta» dice il presidente della Provincia Matteo Biffoni.

Queste le cifre: il saldo fra avviamenti e cessazioni è lievemente negativo (-822), con una decisa sterzata però rispetto al 2014 quando il saldo era a -2.138 e al 2013 quando aveva superato i -7.600.

Le assunzioni a tempo indeterminato nel 2015 sono la maggioranza, passando dal 47% del 2014 al 54%, grazie naturalmente al sistema di incentivazione messo in atto dal Jobs act. I contratti derivano sia da trasformazioni del tempo determinato (almeno il 30% degli assunti italiani proviene da precedenti tempi determinati) sia da nuove attivazioni. E coerentemente con il quadro nazionale, il maggior ricorso ai contratto a tempo indeterminato riguarda i maschi (+2.793) più delle femmine (+1.552). La classe di età più interessata è quella tra i 45 ed i 59 anni (+2.277 avviamenti, il 50%).

Una delle particolarità tutta pratese è il trend occupazionale nell’industria cinese.

Qui i contratti a tempo indeterminato continuano a rappresentare la quasi totalità degli avviamenti (il 96%), anche se la durata media dei contratti rimane bassa (solo il 22% dei contratti cessati nel 2015 aveva una durata superiore a un anno) e l’87% dei contratti a tempo indeterminato dei lavoratori cinesi si interrompe per dimissioni del lavoratore.

Infine il punto dolente dell’età: i giovani continuano ancora a rimanere al palo. Quasi la metà degli avviamenti (il 47%) riguarda la fascia di età 30-44 anni, mentre il 28% interessa la fascia 45-59 anni. Per quanto riguarda i giovani si registra comunque un miglioramento dei saldi complessivi rispetto al 2014: +541 giovani 16-24 anni (-359 nel 2014) e -280 fra i 25-29enni (-1.275 nel 2014).

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