Firenze – Sono circa settanta, fra cui 5 bambini e alcune donne, gli “invisibili” che dopo una settimana di ansia, inutili richieste di confronto, precarietà assoluta di vita hanno occupato stamattina verso le dieci uno stabile in via Slataper, da pochi giorni lasciato libero della Regione.
Il gruppo, che è formato da rifugiati somali, eritrei ed etiopi, aveva provato a rendersi visibile con un’iniziativa partita sabato scorso in piazza Bambini e Bambine di Beslan impiantando una tendopoli; dal luogo, dopo tre giorni di inutile attesa, erano stati sgombrati da un’iniziativa dell’amministrazione comunale che, con un manipolo di vigili, li aveva costretti bruscamente ad andarsene.
Nei giorni seguenti, niente era cambiato da parte dell’amministrazione comunale, ancora sorda alle loro richieste.
Un’occupazione dunque in qualche modo “obbligata” vista l’assodata mancanza di disponibilità a soluzioni condivise da parte dei responsabili cittadini.
“Conoscevamo il problema e a essere sinceri pensavamo si arrivasse a una soluzione perlomeno parziale – commenta Anna Meli, del Cospe, sul luogo insieme al presidente Fabio Laurenzini e all’operatore Udo Enwereuzor (la sede dell’Ong per i diritti umani è attaccata al palazzo occupato) – è necessario, a questo punto, trovarla, aprire un tavolo, cominciare a dialogare. Quanto a noi, siamo disponibili a dare un contributo. Il punto è cominciare a parlarsi”.
Un nodo, questo del dialogo, che trova uno spiraglio da parte regionale: l’assessore Salvatore Allocca, infatti, ha contattato il questore e nei prossimi giorni spera di poter far partire il sospirato tavolo.
Il problema è in buona parte questo, come commenta il consigliere comunale Tommaso Grassi, presente insieme a Ornella De Zordo: “Speriamo che la situazione ci permetta davvero di avviare il confronto, togliendo intanto dalla strada minori, donne, ragazzi lasciati nel totale abbandono”.
Le richieste degli occupanti non mutano: ottenere una struttura in autogestione, con la possibilità di avviare un autorecupero, lo sblocco dei documenti dei ragazzi somali, eritrei e etiopi per potere infine permetter loro di recarsi dove vogliono. Ma il punto fondamentale resta quello di un ripristino della legalità: la maggioranza degli occupanti è in possesso dello status di asilo politico o è in procinto di ottenerlo.
Secondo la legge internazionale, hanno diritto all’assistenza da parte dello Stato Italiano.
Poprio ciò che, in questo momento, viene loro negata.