È toccato a Luigi Perrone, sindaco di Corato (Bari), annunciare alla stampa la notizia che tutti speravano non dovesse arrivare. Uno dei due corpi ritrovati oggi nel relitto della Concordia, ha spiegato Perrone, è quello di Maria D’Introno, la “sposina di Biella”, com’è stata soprannominata nelle cronache degli ultimi 10 giorni. La quindicesima vittima accertata del naufragio della nave da crociera nelle acque dell’isola del Giglio aveva trent’anni, era nata a Corato, nel Barese, e nel 2005 si era trasferita a Biella, in Piemonte, per motivi di lavoro. La crociera sulla Concordia doveva essere un modo per festeggiare le nozze d’oro dei suoceri, ma è terminata sul ponte 4 di quella nave da sogno trasformatasi in trappola mortale. Dopo il ritrovamento della “sposina di Biella” il numero dei dispersi è sceso a 18, ma 6 delle vittime non sono ancora state identificate e potrebbe anche darsi che queste ultime fossero salite clandestinamente a bordo della nave della Costa Crociere, come ha più volte ripetuto di temere il commissario per l’emergenza, Franco Gabrielli. Di certo non di un clandestino si tratta nel caso della donna ungherese di cui oggi hanno parlato i giornali. «In base alle informazioni ufficiali acquisite dalle competenti autorità ungheresi – si legge infatti in un comunicato del Ministero degli Affari Esteri ungherese che è stato inviato a Roma – oggi si è inequivocabilmente arrivati alla conclusione che la segnalazione riguardante la donna ungherese dispersa è senza fondamento: la persona che ha denunciato la scomparsa ha agito sotto falsa identità di un soggetto che risulta defunto da tre anni». «Il Ministero degli Affari Esteri di Ungheria – si può leggere ancora nel comunicato – riterrebbe assai riprovevole e fino ad ora senza precedenti, se qualcuno volesse rivalersi del tragico incidente che ha causato la morte di molte persone tra cui un cittadino ungherese e ne ha coinvolte diverse altre. Il Ministero provvederà pertanto a effettuare ulteriori ed accurate verifiche e, in caso vi siano i presupposti, presenterà denuncia penale contro ignoti».
Sconto per i sopravvissuti: dall’Inghilterra un passeggero lo definisce un «insulto»
Ieri, domenica 22 gennaio, i dipendenti di Costa Crociere hanno manifestato pacificamente a Genova in difesa del loro posto di lavoro. La tragedia della Concordia, hanno spiegato, peserà come un macigno sul buon nome della società, ma bisogna anche ricordare che molte delle persone che lavorano per la Costa sono dotate di grande umanità e competenza. Il cordoglio espresso dai tanti lavoratori di Costa che hanno sfilato al porto di Genova è solo una delle tante manifestazioni di dolore per la tragedia della Concordia. Sabato 21 gennaio a Grosseto la squadra maremmana ha sfidato l’Albinoleffe, battendolo per 1-0. Sugli spalti dello stadio Zecchini, però, campeggiava uno striscione che inneggiava all’esemplare comportamento degli abitanti dell’isola del Giglio: «13-01-2012. Nell’immenso dolore la Maremma e il suo cuore. Fieri del popolo del Giglio». Cittadini che aprivano le loro case ai naufraghi, che portavano loro da mangiare, che offrivano tutto quello che avevano per soccorrerli dopo la grande paura. Questo quanto ha inorgoglito la Toscana e l’Italia tutta. Il parroco del Giglio ha raccontato di aver dato tutto quello che aveva, addirittura di aver usato le tuniche sacerdotali e la tovaglia dell’altare per cercare di riscaldare i naufraghi. E dopo tutto questo, ecco la caduta di stile più grande. Due fine settimana fa, per l’isola dell’Arcipelago toscano si erano imbarcate appena 131 persone. Sabato 21 gennaio, invece, per il Giglio sono partite da Porto Santo Stefano (Grosseto) almeno 1.000 persone. È iniziato, cioè, il cosiddetto “turismo del dolore”. Persone disposte a chilometri di viaggio e di navigazione sui traghetti di Toremar e Maregiglio pur di vedere da vicino il relitto di cui tutti parlano. E questo, forse, proprio perché tutti ne parlano. Ne parlano troppo. Ma l’oscar delle cadute di stile va, in questa particolare classifica, alla Costa Crociere. Il sito britannico Daily Telegraph, infatti, ha reso noto che la compagnia di navigazione avrebbe deciso di offrire uno sconto del 30% ai sopravvissuti del naufragio che intendano intraprendere in futuro una crociera con le navi Costa. Con garbo tipicamente inglese, un passeggero britannico scampato alla morte quel tragico venerdì 13 gennaio ha definito l’offerta un «insulto».
I misteri delle bionde di capitan Schettino
Il computer del capitano della Costa Concordia, Francesco Schettino, ancora proprio non si trova. Il titolare dell’hotel che la notte di venerdì 13 gennaio accolse Schettino dopo il naufragio, ha testimoniato agli inquirenti che il capitano della Concordia si allontanò con una donna bionda che si era presentata come il suo avvocato e che consegnò a lei il suo pc. Oggi, 10 giorni dopo il tragico incidente contro uno scoglio delle Scole, i sommozzatori hanno ritrovato la cassetta blindata di Schettino e le carte nautiche della concordia. Si spera da queste ultime di avere la conferma che, come avrebbe detto anche lo stesso Schettino agli inquirenti, il percorso della Concordia venne pianificato prima dalla partenza dal porto di Civitavecchia con la società armatrice. La scatola nera, infatti, non sarebbe più stata in grado di registrare da due settimane e, qualora venisse ritrovata anche la sua seconda parte e le dichiarazioni del comandante della Concordia venissero confermate, servirebbe a ben poco. Ci si chiede, però, chi sia l’avvocatessa bionda che ha portato via il computer di Schettino e che cosa volesse nascondere il capitano. Per adesso, però, questi interrogativi rimangono senza risposta. Come rimangono, ancora, dubbi circa la presenza della venticinquenne moldava Domnica Cemortan a bordo della nave da crociera. Appurato che la donna era regolarmente stata imbarcata a bordo, la prima bionda di Schettino verrà interrogata dalla polizia moldava per chiarire la sua posizione nei confronti della compagnia Costa e del capitano della Concordia. Nelle ultime ore, però, della venticinquenne si sarebbero perse le tracce. La zia, Lucica Cemortan Gurina, che dal 1998 vive a Viareggio (Lucca) avrebbe segnalato, infatti, che da giorni non riesce a parlare con la nipote.
Da domani prenderanno avvio le operazioni di defueling
«C’è già una contaminazione, stiamo cercando di impedire che ci sia fuoriuscita di carburante», ha annunciato il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini. Lo stesso ministro ha poi annunciato che le compagnie di crociera si sono dette disponibili ad un accordo per l’autogestione delle rotte nella piena compatibilità con le esigenze di riduzione dei rischi ambientali. Questo proprio mentre il commissario per l’emergenza dell’isola del Giglio, Franco Gabrielli, annunciava l’atteso via libera alle operazioni di recupero del carburante contenuto nella Concordia. Diversamente da quanto si temeva, le operazioni di rimozione del carburante dalla nave da crociera (il cosiddetto “defueling”) non impediranno il proseguimento delle operazioni di soccorso dei dispersi. La nave, infatti, è stata stabilizzata anche grazie a due blocchi di cemento da 54 tonnellate ciascuno, che oggi, 23 gennaio, sono stati calati in mare, nonché a due boe di acciaio che tenteranno di mantenere il più possibile fermo il relitto. Già da domani dovrebbero iniziare le operazioni per l’immissione del vapore nei serbatoi della Concordia, così da rendere nuovamente liquide le 2.400 tonnellate di gasolio che si sono solidificate a causa del freddo delle acque del Giglio. «Destano grande preoccupazione – ha dichiarato però Stella Bianchi, responsabile Ambiente del Partito Democratico – le parole del ministro dell'Ambiente Corrado Clini, che oggi ha parlato di contaminazione già in atto. Va ora evitato con ogni mezzo che la sciagura della nave Costa Concordia con il suo doloroso peso di lutti si trasformi anche in un disastro ambientale». «Chiediamo – ha continuato – di accelerare le operazioni che possano ridurre al minimo l'impatto su un ambiente cosi prezioso come e quello dell'isola del Giglio e dell'Arcipelago toscano, mettendo in campo tutti gli strumenti e le collaborazioni utili. Da una tragedia cosi grande "deve nascere un maggiore e più profondo rispetto per il mare e per il nostro straordinario patrimonio naturale dobbiamo imparare da ogni errore e darci regole nuove a partire dalla definizione delle rotte sensibili, di limiti opportuni all'avvicinamento di navi di cosi grandi dimensioni ad aree di massimo pregio come Venezia, Capri, le Cinque Terre, l'Arcipelago toscano». «Ogni prassi fin qui tollerata, o persino ammirata – ha concluso – va finalmente sottoposta al vaglio della massima prudenza e del rispetto estremo per la vita e per l'ambientesiamo certi che il governo saprà introdurre le nuove regole e i divieti opportuni e costruire con tutti i soggetti interessati a partire dalle grandi compagnie e dalle loro associazioni un quadro di norme di condotta più rispettose».
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