Nubi di MagellanoI guai di Iren e la sconfitta della politica

L’utility tra il nodo dell’inceneritore di Parma e la chiusura dell’operazione Edipower

Ha le sembianze di una nemesi quello che è accaduto negli ultimi mesi in seno a Iren. Sono passati tre anni ma sembra un’epoca da quando il sindaco Delrio brindava all’exploit delle azioni dell’allora Enìa appena sbarcata a Piazza Affari. Ma il crepuscolo non si vede solo dai dividendi che non ci sono più, divorati dal mercato impazzito, dal tracollo dei titoli, dall’impressionante mole di debiti. Ci sono anche altri segnali che danno la dimensione del cambiamento in atto. Segnali che rischiano di sfuggire nel continuo fluire di notizie.

Ci sono due partite in corso che in apparenza non hanno nulla a che vedere l’una con l’altra. Giovedì a Milano, nello studio legale di Clifford Chance, si è chiuso con una firma il tormentato riassetto di Edison. Il controllo della società di Foro Buonaparte passa ufficialmente a Edf, che significa lo Stato francese, mentre A2A, Iren e gli altri soci di Delmi conquistano Edipower e le sue centrali di produzione elettrica. Delle incognite dell’operazione per l’utility di via Nubi di Magellano abbiamo già detto: 160 milioni di euro di minusvalenze, a fronte di un indebitamento che alla fine dei giochi potrebbe superare i 3 miliardi, con prospettive per il mercato per nulla confortanti.

La seconda partita si è aperta con l’elezione del grillino Federico Pizzarotti a Parma. Tra i primi punti del suo programma lo stop all’inceneritore pratcamente utlimato e sul quale Iren ha investito molto. In ballo c’è una penale di 180 milioni, sulla quale si prevede un contenzioso tra il Comune e l’azienda di non facile soluzione. Tra l’altro per l’assessorato all’Ambiente circola con sempre maggiore insistenza il nome del reggiano Walter Ganapini, già commissario straordinario per l’emergenza rifiuti in Campania e presidente nazionale di Green Peace, tra i più duri accusatori della dirigenza di Iren.

Nel mezzo c’è stata una assemblea dei soci in cui sono emerse in modo evidente le distanze tra i sindaci emiliani, che hanno visto il dividendo praticamente azzerato, e il consiglio di amministrazione. Delrio, inoltre, si è spinto a chiedere la riduzione della partecipazione di Iren in Edipower per ridurre l’indebitamento. Richiesta inascoltata, così come l’invito all’autoriduzione degli stipendi dei dirigenti.

Il quadro generale dimostra uno scollamento sempre più evidente tra i vertici dell’azienda e gli azioninisti pubblici. E’ sempre più chiara la distanza di obiettivi e di interessi. Il paradosso, che trae origine dal peccato originale di una privatizzazione incompiuta, è che il board aziendale sottoposto ad un fuoco di fila senza precedenti,  è espressione più o meno diretta della stessa politica che oggi scaglia pietre. Messi in fila nel giusto ordine, i fatti dimostrano come l’intera costruzione, fatta di un reticolo di interessi pubblici e privati, in rapporti talvolta anche opachi, stia pericolosamente scricchiolando.

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