Non basta fare servizio alle Feste de l’Unità, dare ragione in segreto all’Anpi e lamentarsi di nascosto ma rifugiarsi dietro alla “fedeltà al partito” per non prendere pubblicamente posizioni diverse dai capi di oggi, questo si chiama opportunismo compagni.
Non basta andare alla Leopolda, riempire di fuffa i discorsi e menarla con il “cambiamento” (per andare dove poi?) per poi sottobanco reclamare posti e potere come la peggio corrente DC.
Forse serve ragionare meno da correnti, identificare due-tre progetti concreti per il Partito come ridefinire l’organizzazione territoriale dei circoli, presidi fissi ai mercati e agli eventi dove chiamare gli amministratori, campagne di porta a porta e processi partecipati per questioni specifiche di zona (come i I luoghi ideali di Fabrizio Barca), la divisione di incarico tra amministratori e incarichi politici, ricostituire una associazione studentesca e universitaria, dibattiti pubblici sui temi con associazioni, sindacati e altre forze politiche. Oltre a discutere di temi di visione per le amministrazioni come il tema del lavoro precario e voucher, la raccolta dei rifiuti, la gestione migranti, il welfare per i nostri anziani.
Poniamoci come domanda di base se dobbiamo discutere questi temi da soli o come centrosinistra, se ha senso e se dobbiamo sforzarci di ricostruire una alleanza più ampia o dobbiamo fare tutto da soli.
Le ultime amministrative 2016 non sono andate bene sul territorio, il dato totale dell’affluenza è del 64,19% con un calo del 9% rispetto alle precedenti amministrative (73,84%), il Pd Reggio Emilia ha perso oltre tremila voti tra Castellarano, Casina, Ventasso e San Martino in Rio. Rischiamo di perdere al prossimo giro. C’è lo dice anche l’Istituto Carlo Cattaneo che l’Emilia Romagna è contendibile e stiamo perdendo pezzi.
http://www.cattaneo.org/…/quel-gran-pezzo-dellemilia-sta-p…/
A nulla serve chiudersi a riccio e accantonare il problema o litigare tra le correnti per le responsabilità degli errori o per i posti (che saranno sempre meno), ci vuole umiltà e metodo per uscire da questa crisi. Chiaro che non possiamo gestire noi la politica di Roma ma quella del nostro territorio sì, anzi abbiamo il dovere di farlo perché l’alternativa sono barbarie e populismo.