Forse i piagnoni della cultura (in genere esponenti “di spicco” del mainstream glocale spesso a libro paga degli assessorati ma non invitati in questo caso) storceranno il nasone di Pinocchio. E con quattro ben piantati e fuffologici bla-bla-bla, ospitati su vetrine web a loro volta all’asciutto almeno in questo caso, intoneranno una geremiade di lamenti su come sarebbe stato meglio se le teste pensanti della programmazione estiva fosse stata la loro.
Fatto sta che il cartellone culturale reggiano dell’estate 2015, Restate secondo uno slogan non troppo originale ma che rende l’idea che non si ha più il becco di un quattrino per riandare fuori città, rispecchia un po’ i tempi e le tasche degli enti locali e si configura come la prosecuzione non solo ideale di Fotografia Europea. In sostanza, fare il meglio possibile avendo pochi soldi a disposizione, facendo leva soprattutto sul buon cuore e gonfio portafoglio (in contesto relativo) di coop, Iren, banche e fondazione Manodori.
Centinaia di appuntamenti tra giugno e settembre ospitati in tutti i luoghi pubblici più suggestivi: dai Musei agli ex Stalloni, dalla Panizzi al Gerra, dai chiostri di S.Pietro alle piazze, dalle strade alla cintura verde fino ai quartieri. Ad aprire simbolicamente le danze forse l’unico appuntamento di “prevedibile massa”: la djeiata elettronica del rimandato causa pioggia Benny Benassi (è d’obbligo ti piaccia).
Poi danza e musica ai Chiostri, quella mistica di Soli Deo Gloria sparse nelle chiese cittadine, il jazz al Gerra (location postmoderna), la settima arte del cinema all’aperto nell’arena ex Stalloni e in piazza Prampolini, burattini per tutte le età al parco S.Maria e il teatro della Resistenza al Museo Cervi di Gattatico.
L’immancabile Giovanni Mimmo, pardon Lindo Ferretti con spettacolo equino in latino maccheronico ai Chiostri con Saga IV (il che prelude ad un prosieguo di cui non si vede la luce in fondo al tunnel) ed una rassegna di poesia che richiama il meglio dei lirici italiani viventi: “Vola Alta Parola” in biblioteca. Insomma la mancanza di liquidità, aguzza l’ingegno.