Non hanno voluto le “lacrime” delle Primarie. Ora scorrerà il sangue (politicamente parlando)

Psicodramma candidato sindaco reggiano: si profila uno scontro generazionale senza precedenti, tra quelli del Pattone (età compresa tra i 70 e gli 80 anni) ed i circa 40enni dell’area Schlein. Dentro vi si spiega tutto

C’è l’atmosfera adeguata alla candidatura di Marco Massari, l’infettivologo con passato da militante della Fgci e uomo ideale, a sentir loro, degli ambienti della sinistra radicale quali Casa Bettola.

Quelli di Casa Bettola in autogestione

Ma anche come Sic (unione tra Sinistra italiana e Rec), ovvero la neonata Sinistra in Comune (inteso come palazzo municipale?), la cui prima iniziativa pubblica autoindotta ha avuto come prodotto un bel fermo dei carabinieri. In quanto, mentre dai banchi di sala del Tricolore Cristian Panarari di Fratelli d’Italia esprimeva la propria solidarietà al movimento Pro Vita & Famiglia onlus, le cui idee possono essere anche contestabili ma fino a prova contraria hanno tutto il diritto ad essere espresse, si beccava del “fascista” a tutto spiano dalle retrovie dove allignavano quelli di Casa Bettola, Non Una di meno, LabAq16. E giustamente il consigliere, all’ennesimo epiteto, ha chiamato i militari.

L’infettivologo Marco Massari, su cui pare convergano gli uomini del Pattone

L’humus da cui trae ispirazione il dedalo sinistro di cui sopra è infatti perlopiù quello di chi non sa o non vuole distinguere tra destra, con candidati democraticamente eletti come il caso di Panarari, od anche della premier Giorgia Meloni per guardare più in alto, e fascismo. Militanza vietata dalla legge e dalla Costituzione. Per costoro in sostanza (esattamente come per il “glorioso” Pci che dalle nostre parti continua ad essere celebrato), chi non è di estrema sinistra, è automaticamente un fascista. O “fassista” per dirla alla reggiana.

Nel frattempo il 21 gennaio in quel di Cavriago, a due passi da Reggio, si danno adunata nostalgici, fanatici ed estremisti da tutt’Italia attorno al busto di Lenin per il centenario della morte del dittatore bolscevico, uno dei pochi turismi di cui sia capace purtroppo la nostra provincia. Arrivati in stazione, gli epigoni della rivoluzione d’ottobre in salsa mediopadana, saranno molto probabilmente costretti a pagarsi un borghesissimo taxi perché il trasporto pubblico dei bus Seta ha qualche problemino.

Il giorno prima il sindaco uscente Luca Vecchi raduna invece gli Stati generali dell’arrivederci per un bilancio-prospettiva sotto lo slogan “Immagina Reggio”. E’ molto probabile che il grosso della platea della Reggio che verrà, se la possa immaginare assai diversa da quella odierna. Dove, a parte il trasporto pubblico prossimo al collasso e più in generale una viabilità quasi da terzo mondo, ci sono zone della città in cui si rischia la pelle (tre omicidi in zona stazione negli ultimi 8 mesi), desertificazione del centro storico, infinite liste d’attesa nella sanità (altrimenti si paga a caro prezzo nel privato), cultura nostalgico ferrettiana con “spinte in avanti” dal sapore steineriano, grandi investimenti (grazie al cielo in parte abortiti) di multinazionali cinesi.

Cinque mesi fa, festa provinciale: Consultazioni dei Mille cosa?

A questo punto, affinché il revival anni ’70 sia completo (purtroppo in molti a Reggio della sinistra che conta la pensano così), oltre ad alcune succitate manifestazioni al limite della provocazione, ci starebbe pure una discesa in piazza di quelli di Casa Pound per la par condicio di una visione di città in retrospettiva più che in avanti.

Nel frattempo, mentre lo stallo si cristallizza e si bruciano altri nomi all’insegna del “promoveatur ut amoveatur” (promuovere per rimuovere; l’ultimo in ordine di tempo quello di Valeria Montanari), irrompono sulla tragicommedia un paio di iniziative. La prima è un appello di un gruppo di esponenti del partito a sostegno del nome del “candidato naturale” Lanfranco de Franco (o de Franco o primarie). Col sacrosanto passaggio che sottolinea come la scelta del candidato sindaco stia avvenendo attraverso tutte le modalità possibili tranne quella prevista della statuto del partito in caso di disaccordo, ovvero le primarie. E col sollevamento della questione generazionale: ci vorrebbe gente magari nata dopo la caduta del Muro di Berlino (esattamente come l’età media della segreteria nazionale di Elly Schlein), o almeno giù di lì. Il secondo invece è pur sempre un appello: quello dei giovani Dem che senza girarci troppo intorno, chiedono appunto le primarie.

“Vecchi dentro” ma non fuori. E a quelli del Pattone, più vicini agli 80 che ai 70 anni, questo non va proprio giù

Perché è proprio questo il nodo gordiano di questa infinita pantomima: uno scontro senza precedenti tra generazioni di (ex o aspiranti tali) amministratori. Quelli del Pattone non han voluto le primarie per via della possibili “lacrime” secrete dal corpo partitico? Allora scorreranno rivoli politici di sangue per restare nell’ambito di una terminologia biologica. Da una parte Luca Vecchi, l’ex sinistra Dc di Castagnetti-Delrio, un pugno di ex cooperatori, ex sindacalisti e già aderenti alla Fgci, un tempo protagonisti appunto delle lotte politiche anni ’70, radunati attorno a Massari, e sostenuti dall’autoproclamatosi rappresentante degli industriali Claudio Guidetti, ex berlusconiano, ex renziano, ora neocalendiano, dall’altra i 30-40enni “giovincelli” dell’area Schlein radunati attorno a de Franco. Scontro all’arma bianca che potrebbe avvenire a questo punto con la conta all’ultimo voto nell’assemblea cittadina del Pd.

Quale sarebbe la colpa del “giovin” de Franco? Sostanzialmente l’età: reo di non appartenere, per motivi d’anagrafe, agli illuminati che negli anni ’70 a Reggio sognavano di portare la rivoluzione bolscevica, marciando in piazza sotto le gloriose insegne della Fgci o vagheggiando riedizioni armate della Lotta di Liberazione dentro appartamenti lungo la via Emilia.

Luca Vecchi passa di corsa davanti al Municipio e va…

Ed i “cattogiovini” delriani del Pd che fanno? Quelli di Campo Samarotto (metamorfosi moderna delle ex Scuole politiche delle Acli di ruiniana, Roberto non Camillo, memoria) hanno fatto trapelare la voce per la quale, se dovesse passare il de Franco, sarebbero pronti alla lista civica. Voci, naturalmente. Ma corroborate dall’annuncio del giornaletto “satirico” del grafico Stefano Salsi, Reggio15, che, pur da prendere con le molle, annuncia anch’egli una prossima discesa in campo. E naturalmente, essendo le due aree molto ma molto attigue, si tratterebbe della stessa lista. Nota di merito al foglio consumabile al bar del grafico di cui sopra, essendo stato il secondo organo di informazione a Reggio (dopo 7per24) a perculare il Pd per l’enorme puttanata della cittadinanza onoraria al putinian-trumpiano Assange.

Quelli di Campo Samarotto

A questo punto de Franco confida in un intervento diretto della segretaria Schlein, ovvero nel fatto che non si sia mai visto che la minoranza del partito (Delrio-Vecchi), che si è opposta alla segreteria vincente, nomini il sindaco. Mai. E l’area de Franco non accetta che, nella partita Modena-Reggio, alla minoranza bonacciniana venga dato il sindaco di Reggio. Secondo gli schleiniani reggiani infatti, Mezzetti, candidato sindaco della città della Ghirlandina, sarebbe in realtà un bonacciniano travestito da schleiniano.

Questo incredibile caos vicino allo psicodramma, solo perché il segretario Massimo Gazza, l’ex sindaco Graziano Delrio, l’attuale Luca Vecchi hanno fatto di tutto per evitare la strada maestra prevista dallo statuto Pd: le primarie. Ed, in ultima analisi, non leggono la qui presente, non profetica bensì logica testata, che va menando il mantra primarie da quasi un anno.

la foto in copertina è tratta dal Resto del Carlino Reggio

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