Guardando oggi, dimostrate e non più solo ipotizzate le onde gravitazionali che perturbano lo spaziotempo, alla produzione fantastica dell’uomo, antica e moderna, nel campo della mitologia e delle narrazioni divine, della letteratura e saggistica e dal XX secolo anche della produzione cinematografica, ci si rende immediatamente conto di come l’impossibile o il paranormale di ieri possano essere la semplice realtà di oggi. Ponendosi con mente aperta e interconnessa davanti al rapporto tra l’universo pensato e il pensiero che appunto, da varie angolature, lo crea. Sgombrato naturalmente il campo da ciarlatanerie a scopo di lucro e paccotiglie creduloniche varie.
Da profani della scienza lasciamo ad altri le ipotesi sui futuri sviluppi pratici che l’ultima scoperta sulle increspature dell’universo porterà; ci limitiamo a sottolineare un solo aspetto finora poco battuto e che ci porta apparentemente lontani dalla materia trattata. Ma restano ora così assurde e impraticabili le visioni “fantascientifiche” degli wormhole o scorciatoie tra punti lontani nella galassia quando non tra dimensioni di cui è imbevuta la parascienza degli ultimi due secoli? O le storie di fantasmi (e i tentativi vari di contatto con l’adilà trasversali a tutte le culture del pianeta in ogni fase storica), intesi come proiezioni psichiche del “passato” di creature un tempo viventi con cui si sono cimentati i migliori scrittori del XIX secolo? O le ascesi mistiche dei grandi santi, le proiezioni divine degli anacoreti del deserto, il nirvana degli orientali, la percezione della buddità; e ancora le domande sulla nostra solitudine universale e le risposte con altissime probabilità statistiche di altre forme di vita intelligente; e di più la ricerca dell’utilizzo completo del cervello umano magari in grado di spiegare fisicamente, un domani vicinissimo, ciò che continua a restare ambiguo argomento della parapsicologia?
Già, il tempo; ora che appare chiaro come passato, presente e futuro siano pura convenzione e nient’altro che dimensioni che convivono assieme e contemporaneamente da sempre e per sempre (e coglibili diversamente a seconda della distanza del percettore), forse il linguaggio delle materie tecniche e di quelle umanistiche tornerà a coincidere, com’era originariamente. E ci si potrà approcciare, nei dibattiti sulle reciproche convinzioni se il mondo sia casuale o progettato, a ciò che resta insondato nel mistero della vita in modo meno prevenuto sul fronte dell’invisibile e d’altra parte osservare le mirabolanti scoperte della scienza in modo meno bigotto per le infinite possibilità che esse aprono allo sviluppo umano.