Firenze – Manifestazione tranquilla in piazza Santa Maria Novella a Firenze, trasporti senza grossi disagi in nessuna città toscana. I timori legati al paventato “venerdì nero” non ci sono stati, e a Firenze una piazza molto pacifica ha visto alternarsi sul palco insegnanti, studenti, operatori sanitari per la maggior parte. Una piazza equilibrata dove sventolavano bandiere tricolori e quella rossa e nera dell’Anarchia, ma che ha visto sprattutto protagonisti gente di ogni credo politico e convinzione filosofica unita da una domanda unitaria e trasversale: perché imporre di fatto un trattamento sanitario come un vaccino che per molti è assimilabile a una “terapia genica”, per altri non è sicuro, per altri ancora è inutile? “E al di là di questo – spiega un operatore sanitario della sanità pubblica – perché obbligarmi di fatto a subire qualcosa in cui non credo e che penso pericoloso per la mia integrità fisica, con l’odioso ricatto del lavoro?”.
Tutto sommato, il vero punto su cui si trova unita la piazza è davvero questo: nessuno è autorizzato a obbligare un suo simile a subire una “medicina”, terapia, vaccino contro la sua volontà. Anche perché, così facendo, ciò che si apre va dallo scenario dell’abbattimento del sistema democratico, alla instaurazione della dittatura tout court, a ipotesi più inquietanti che portano dritti dritti al controllo cibernetico di massa fino alla decisione di un “sistema” mondiale di ridurre con la morte una popolazione che il pianeta non può più reggere, per avere popolazioni ammansite e controllabili. Scenari inquietanti che vengono corroborati da dati tratti da varie fonti, da quelle più affidabili (Oms, Istat) ad alcune più discutibili.
Ma il nocciolo resta. Lo dice il nostro sanitario pubblico, che spiega di non essere convinto del vaccino in quanto troppo poco sperimentato, troppo poco spiegato, parla di dati contradditori e di passaggi poco chari. Implacabili, attorno si fanno avanti altri partecipanti al presidio che si sta trasformando in sit.in: se davvero il green pass servisse a qualcosa, perché al bar per un caffè al banco non serve e a tavolino sì? Perché nei treni regionali affollati e lenti non serve e nei treni ad alta velocità, dove l’utenza è notoriamente più rada e i tempi sono più veloci, sì? Insomma la confusione è tanta e le teorie anche.
Mentre sul palco si alternano studenti, professori, cittadini, in piazza ci si scambia opinioni. Da un lato, è molto presente il dato politico: chi si chiede perché lo Stato debba sapere sempre esattamente dove mi trovo e cosa faccio, chi frequento e dove spendo (con il controllo del green pass), altri invece si fanno la domanda successiva: ma questa enorme mole di dati in che mani finisce? Chi la utilizza? A chi interessa? Chi la analizza e secondo quali interessi? E poi, perché costringere tutti, ma proprio tutti, ad avere qualcosa che si trasforma in un tassello di una grandiosa rete di controllo? Per altri, la questione è quella della libertà di respingere un trattamento sanitario: se non voglio farlo, sono tutelata dalla stessa Costituzione a non farlo, tanto più, pensano in tanti, che il vaccino ha controindicazioni clamorose che scienziati, governi e media non rivelano in quanto assoggettati dal potere delle grandi multinazionali famraceutiche.
E’ proprio dalla parte più poltica della maifestazione che più volte si solleva il grido ‘Trieste, Trieste’, cui segue tutta la piazza. Il coro è segnale di solidarietà per i portuali di Trieste, oggi in protesta. Buona parte della folla intona anche cori contro Draghi (il premier) e Giani (il presidente della Regione). Gli studenti cantano “Libertà Libertà” e tutti seguono. Applausi pure ai sanitari dell’ospedale di Careggi che sono stati sospesi. Critiche all’università di Firenze, sulla quale si esprimono molti dei tanti striscioni presenti. ‘Siamo arrivati al reato di opinione’, in uno, in un altro ‘L’unico pass è la Costituzione’. Mentre la piazza si sta svuotando, emergono altre ipotesi inquietanti, che spostano le lancette della pandemia a molti anni prima dell’apparizione del virus a Wuhan, che danno conto di segnali allarmanti per il controllo delle masse attraverso una pandemia ritenuta “falsificata” e a uno strumento, il vaccino, strumento di sperimentazione a fini precisi. Non parliamo di green pass. “Per me – dice una signora – potete iniettarvi tutti i vaccini che volete. Ma permettte che io, per mia convinzione, scelta ideologica o di fede religiosa, o per i miei studi professionali, preferisca non vaccinarmi e non piegarmi all’obbligo di green pass senza subire discriminazioni nè sul lavoro nè sulla mia vita sociale?”.
Anche a Livorno sono sfilate circa 500 persone, che si sono ritrovate per manifestare contro l’entrata in vigore del Green pass sui luoghi di lavoro. Anche nella città labronica, gli slogan sono stati Libetà-Libertà, e, con uno striscione a caratteri rossi, la rivendicazione “Giù le mani dal lavoro! No Green pass’.
Intanto, giunge dalla FiomCgil Firenze una nota che dà conto di qualche problema avvenuto all’ingresso sui luoghi di lavoro a causa dell’obbligo di Green Pass: “Stamattina come temevamo c’è stata qualche difficoltà all’ingresso nei luoghi di lavoro, non tutti i lavoratori si sono presentati o sono entrati in azienda perché privi di green pass. Il governo non ha avuto il coraggio di intervenire inserendo l’obbligo vaccinale e i vuoti normativi lasciati dal Decreto Legge hanno generato timori tra le persone, sia vaccinate che non vaccinate, mettendole in contrapposizione tra loro. Il sistema fagocitato dell’effettuazione dei tamponi, inoltre, ha portato a criticità organizzative che incidono sulla vita dei lavoratori”.
Conclude la nota: “La presenza e l’impegno dei nostri delegati nella giornata odierna sono stati un supporto importante di tutti i metalmeccanici. Tocca ancora una volta al sindacato ricostruire solidarietà. Lo faremo con l’impegno sindacale della Fiom e dei propri rappresentanti nei luoghi di lavoro”.