“No camp” all’angolo ma mai domi: nonostante il primo flop-mob ci riprovano e sfidano l’Arena. Dieci Davide contro un super Golia

Una premessa doverosa: non ho nulla contro i concerti al Campovolo (avendoli peraltro frequentati in gioventù) e tantomeno contro Ligabue, il cui nome rende lustro a Reggio Emilia nel mondo.
Ma alcune riflessioni e qualche domanda, all’indomani del mega evento e della contestuale levata di trombe, sono lecite, anzi piuttosto utili.
Privilegiare un non luogo come l’arena e mostrare disinteresse, come di fatto è accaduto in queste ultime settimane (per meglio dire anni), per un luogo comune, ovvero dei cittadini, come il centro storico, è una scelta che non fa altro che puntare a una fruizione della cultura di massa nonchè mordi e fuggi, basata su grandi numeri (ipotetici) ma altrettanto effimera nei risultati e nel ritorno per la città.

Uno degli slogan che il prossimo mercoledì dovrebbe attirare frotte di centauri onanisti al raduno cittadino indetto dai “no-camp” di Fantuzzi (pura satira, fuoco amico, didascalie di alleggerimento sociale)

Porre poi le due visioni in contrapposizione è vieppiù incomprensibile, considerando che non necessariamente esse sono alternative se chi amministra non perde di vista il bene comune.
Ecco allora le domande ai nostri amministratori e ai gestori dell’Arena.
1. Come riportato ieri da un quotidiano online, i costi per la realizzazione dell’impianto sono raddoppiati rispetto alle previsioni, sbandierate all’epoca come corrette: qualcuno ne era a conoscenza?
È altrettanto noto che la regione Emilia Romagna ha speso 1,7 milioni euro di soldi nostri ritenendo il sito di “attrattività turistica”?
Si tratta di un bene demaniale e cofinanziato da risorse pubbliche, ma utilizzato da imprenditori privati: il tema è delicato e occorre la massima chiarezza.
2. Diversi interessati osservatori, a partire dal sindaco sostengono che solo con l’attuale struttura si possa valorizzare efficacemente il “format”: ma allora come è stato possibile realizzarci concerti a livello internazionale dagli anni ’80 a oggi?
Come potrà esibirsi Bruce Springsteen a Ferrara su poco più di un prato?
3. Oltre a un bilancio economico per il territorio e delle presenze presso alberghi e ristoranti (che attendo con curiosità) sarebbe fondamentale disporre di un bilancio ambientale e sociale sugli effetti sulla collettività (qualità aria, traffico, rifiuti): si ritiene che una mobilità interamente basata sulle autovettura private e senza utilizzo di navette e trasporto pubblico sia una soluzione adatta per le esigenze ambientali e le infrastrutture viarie esistenti?
4. Si reputa inoltre che lasciare a parcheggio i terreni limitrofi, perchè più remunerativi delle coltivazioni, sia una scelta coerente con la tutela dell’agricoltura e la penuria alimentare causata dal conflitto in Ucraina?
5. È possibile confrontare il dato relativo alla perdita di incassi dalla permanenza degli operatori fieristici, settore abbandonato da questa e dalla precedente amministrazione, in hotel e ristoranti con l’eventuale incremento derivante dai concerti?
6. Chi ha sostenuto le spese per l’ordine pubblico, la sicurezza e la gestione dei rifiuti?
7. Per quale motivo nessun giovane artista o musicista reggiano (a quanto mi è noto) è stato coinvolto nel progetto Arena e nel concerto di ieri?

Previsti anche alcuni spettacoli alternativi in città nel tentativo di frenare il drenaggio umano verso il Campovolo: qui un momento di prova del balletto clou

Non si reputa importante investire sulla cultura di base del territorio e sulla promozione di giovani musicisti locali?
Sette domande, per restare su un piano simbolico e volare alto, come si sta facendo in queste ore.
Tornati sulla terra, anzi sul campovolo, sarebbe opportuno rispondere.
Intanto mercoledì 8 io REsto in centro, in Piazza del Monte dalle ore 20.
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