Firenze – “Sotto la neve pane”. Non è mai stato vero come quest’anno il vecchio adagio contadino, che si riferiva alla neve che copre di una soffice coltre il grano, isolandolo dagli sbalzi termici e permettendogli così di sopravvivere al ghiaccio e agli sbalzi di temperatura. Quest’anno infatti, come segnala la Coldiretti, la neve è “santa” anche per tutte le altre colture e soprattutto per i campi, aridi dopo l’anomala distribuzione delle piogge nelle stagioni.
Un inizio inverno anomalo, come sottolinea l’associazione degli agricoltori, “segnato da incendi boschivi e campi aridi per la mancanza di precipitazioni nel 2019 al nord”, non può che trarre beneficio per l’arrivo della neve. Nevicate che sono una vera e propria “manna” per le campagne in allarme per le riserve idriche sulle montagne, nei fiumi, nei laghi e nel terreno. Acqua necessaria alle coltivazioni nel momento della ripresa vegetativa. Un allarme, quello della siccità fuori stagione, “favorita da precipitazioni che a gennaio sono state nettamente inferiori alla media climatica di 47,2 millimetri di pioggia dell’Italia settentrionale”, che tuttavia non trae affatto effetti positivi, ad esempio, dagli acquazzoni. Infatti, Le precipitazioni , dicono dalla Coldiretti, “per poter essere assorbite dal terreno devono cadere in modo continuo e non violento, mentre gli acquazzoni aggravano i danni provocati dagli allagamenti con frane e smottamenti. Positiva è invece – precisa la Coldiretti – la presenza della neve per incentivare il recupero delle risorse idriche ed anche favorire la produzione di grano”.
La preoccupazione maggiore, in questo periodo, è invece il gelo, che, ricordano in una nota dall’associazione, “mette a rischio i raccolti di verdure e ortaggi dopo le gravi perdite subite dall’inizio dell’anno nel mezzogiorno che hanno ridotto le disponibilità sui mercati con effetti sui prezzi. Nelle campagne le temperature sotto lo zero danneggiano le coltivazioni invernali come carciofi, finocchi, sedano, prezzemolo, cavoli, verze, cicorie e broccoli, ma lo sbalzo termico improvviso ha inevitabilmente un impatto anche sull’aumento dei costi di riscaldamento delle produzioni in serra. Nei campi – continua la Coldiretti – è corsa contro il tempo per raccogliere le produzioni prima dell’arrivo del gelo dopo un 2018 che ha provocato danni all’agricoltura italiana stimati in circa 1,5 miliardi. Tirando le fila, gli eventi atmosferici estremi ormai sono la norma, travolgendo le tradizionali differenze climatiche tra Nord e Sud. E dunque, “sdoganati” sbalzi termici significativi, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo.