Simone Russo
Province, il fascino discreto del superfluo non tramonta: a nessuno piacciono ma in pochi vogliono chiuderle. E il risparmio, va detto, sarebbe parecchio limitato. Perché sopprimere l’ente che succhia lo 0,9 di risorse sul totale dei bilanci dello Stato? Di fatto il decreto Monti (il 201 del 2011, convertito in legge dello stato) ha solo pesantemente ridisegnato l’ente – provincia, ma non l’ha affatto cancellato.
In realtà la vicenda è già indirizzata sui binari di un esito per certi versi scontato, come è emerso dal consiglio provinciale aperto di oggi pomeriggio proprio sul tema della cancellazione delle Province. Un colpo di spugna più teorico che pratico. Innanzitutto per i dipendenti i rischi sono quasi zero: lo ha riconosciuto lo stesso Alberto Ferrigno di Rifondazione, che pur criticando la riforma – Monti ha riconosciuto che sul fronte dei dipendenti non ci saranno conseguenze, verranno riassorbiti dalla macchina statale. L’altro punto scontato è che una volta eliminate le province, entreranno in scena delle nuove entità che ne prenderanno il posto.
Le ipotesi in campo sono due: o nasceranno le unioni dei comuni oppure dei consorzi tra comuni e regione di riferimento. Quale sarà alla fine il risparmio per le casse dello stato è difficile dirlo. Di certo ci sarà una stretta sul numero dei consiglieri provinciali. Anzi, c’è l’ipotesi di non tenere neppure delle elezioni per designare il “personale deliberante” di queste nuove “province bis”: i consiglieri potrebbero essere semplicemente nominati dai sindaci. Tutto è demandato ad una prossima legge: vedremo come andrà a finire.
Di sicuro la riforma Monti non piace ai tre partiti con un seguito maggiore nell’elettorato italiano: Pd, Pdl e Lega hanno votato in consiglio provinciale un documento per avanzare ricorso alla Corte costituzionale contro la riforma. Come è stato affermato nel corso del dibattito, le Province sono un serbatoio di nomine che fa gola ai partiti e da destra a sinistra nessuno intende rinunciarvi. E se c’è una morale della favola che esce dal consiglio provinciale è proprio che i partiti in questa fase sono nel caos: basta pensare al Pd, che a Reggio difende la Palazzo Allende e a Roma vota la riforma – Monti contro le Province; e alla Lega, che a Roma è all’opposizione del governo tecnico e che a Reggio vota con Pdl e Pd per fare ricorso per salvare l’”ente inutile”. Siamo quasi all’inverosimile.