Lo stato maggiore della Lega Nord reggiana, riunito in assemblea sabato mattina al ristorante Amarcord, fa quadrato intorno al segretario regionale Angelo Alessandri dopo il terremoto giudiziario la cui onda d’urto ha raggiunto l’Emilia e Reggio. A dire il vero non c’è stato un vero confronto con la base perché più che militanti veri e propri all’Astoria si sono visti i dirigenti, ma il vertice del Carroccio locale è apparso compatto: di maroniani nemmeno l’ombra e i “dissidenti” della vigilia rientrati nei ranghi. Forte di un consenso che sembra inalterato, Alessandri non ha nessuna intenzione di gettare la spugna ad un mese dal congresso: “Non mi dimetto per un avviso di garanzia”.
Chi si aspettava di vedere correre il sangue e rotolare le teste è rimasto deluso. Nessun duello rusticano, nessuna resa dei conti. Se la tensione era palpabile all’inizio della giornata, con la stampa e le televisioni nazionali a caccia di contestatori, al termine dell’assemblea sono arrivati i sorrisi e le pacche sulle spalle. Lo stesso Alessandri è apparso sereno e sorridente. D’altronde da queste parti non si mai vista l’ombra di un maroniano e difficilmente si poteva prevedere un esito diverso. A questo punto resta solo da verificare l’impatto che hanno avuto le inchieste su quella “base” che da sempre popola il cielo della mitologia leghista, ma che questa mattina non si è vista. Almeno fino al congresso Reggio resterà il baricentro della Lega in Emilia, con il suo segretario in sella. Se un cambiamento ci sarà, sarà morbido. Lo stesso Alessandri si è detto disposto a fare un passo indietro: “Bisogna trovare una buona candidatura all’interno del movimento, magari un giovane che abbia voglia di fare quello che ho fatto io all’inizio”. Ma tra i dirigenti locali c’è già qualcuno che sussurra che di alternative credibili non ce ne sono, né a Reggio, né a Bologna.
Sulle inchiesta reggiana, Alessandri si è detto tranquillo: “Abbiamo controllato i documenti in nostro possesso e non abbiamo trovato niente. Se ho commesso un errore è stato quello di dare fiducia a gente che poi non se la meritava. Io sono disponibile ad andare dal procuratore Grandinetti anche adesso. Io coinvolto nell’inchiesta? Non mi stupirebbe se ci fossi anch’io, sono due anni che Lusetti mi tira in ballo”. Il segretario sembra invece essere stato colto da amnesia sul suo voto sull’espulsione di Rosi Mauro: “Non ricordo, in quel momento c’era molta confusione”.