Nelle grandi isole l’unico rifugio sicuro dalle pandemie

Parigi – In caso di minacce per la sopravvivenza, è nelle isole che bisogna trovare rifugio e possibilmente in Australia, Nuova Zelanda e Islanda, i tre stati insulari più adatti non solo per salvare il genere umano minacciato da catastrofi ma anche per ridare un futuro all’umanità.

Lo affermano in uno studio pubblicato poco prima che scoppiasse l’epidemia del coronavirus  due studiosi neozelandesi, incuriositi dal fatto che gli unici paesi che nel 1918-19 erano riusciti a sfuggire all’epidemia della spagnola che aveva provocato la morte di milioni di persone nel mondo erano state le Samoa americane, la Nuova Caledonia o a Sant’Elena, l’isola dove era morto Napoleone le cui misure di isolamento si erano dimostrate efficaci al 100%.

Nella ricerca, pubblicata da Risk Analysis Matt Boyd e Nick Wilson hanno cercato di individuare quale potrebbe essere il riparo ideale per l’umanità in caso fosse minacciata ad esempio da una pandemia. Un rifugio inteso, scrive il settimanale “Le Point” non come una “scialuppa di salvataggio” ma come il posto dove, dopo essersi barricati contro il pericolo, i superstiti avrebbero avuto a loro disposizione più mezzi per ricostruire un mondo devastato e spopolato.

Nel loro “Prioritization of Island Nations as refuges from extreme pandemics i due ricercatori hanno preso in esame solo i paesi insulari riconosciuti dall’Onu con oltre 250.000 abitanti, cioè una popolazione abbastanza estesa da garantire la salvaguardia del sapere e delle tecnica necessarie per dare nuova vita al pianeta.

I criteri presi in esame sono stati le caratteristiche della popolazione, quelle del territorio, le risorse naturali e le istituzioni politiche e sociali.  In testa alla classifica si sono così collocate l’Australia seguita da Nuova Zelanda e Islanda,  tre paesi dal PIL elevato e dotati di un’autosufficienza alimentare ed energetica. Alcune isole, come le Maldive o Bahamas , sono penalizzate dall’inesistenza della loro produzione alimentare, le Figi per l’instabilità politica, le Filippine per i ricorrenti disastri naturali e il Giappone per la sua dipendenza energetica.

Lo studio è già stato messo alla prova dal Covid 19  è comunque riuscito a sbarcare in Australia e in Islanda, anche se in misura al momento molto contenuta. I tre paesi  sono però relativamente  ben attrezzati sul fronte sanitario, con l’Australia che si piazza al 4° posto per la sua capacità di prevenire e combattere un’epidemia, la Nuova Zelanda al 35/mo e l’Islanda al 58/mo  sui 195 sistemi sanitari mondiali  presi in esame  da due ONG  per il loro Global Health Security Index.

Lo studio, hanno però ribattuto gli autori, è come un’assicurazione sulla vita, che uno spera di non utilizzare mai.

 

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