Le imprese sembrano credere a una mini ripresa per l’occupazione a inizio 2015, anche in Emilia-Romagna. E’ quanto emerge da un’analisi di Unioncamere. Tra uscite e assunzioni previste i nuovi posti creati in tutta la regione tra gennaio e marzo dovrebbero essere quasi duemila, di cui 800 soltanto a Bologna. Risultato di assunzioni in crescita concentrate soprattutto nel commercio e nei servizi, ma che vede anche l’industria provare a risollevare la testa.
Le nuove assunzioni, per il momento, faranno affidamento soprattutto sulle tipologie di contratti precari come quelli a tempo determinato, le collaborazioni occasionali o le partite Iva. Motivo più che sufficiente per non abbandonarsi ad eccessivi ottimismi ma comunque un primo segnale positivo in attesa dell’entrata in vigore del Jobs Act.
Secondo le previsioni di Unioncamere – che in tutta Italia conta la creazione di 8.400 nuovi posti di lavoro nel primo trimestre del 2015 – in Emilia-Romagna ci saranno 18.920 assunzioni (+15% rispetto all’inizio del 2014), contro 16.970 tra licenziamenti o pensionamenti, per un saldo positivo finale di 1.950 occupati che ribalterebbe la tendenza dell’anno scorso, quando il bilancio si chiudeva in negativo per mille posizioni.
Di questi 1.950 nuovi posti di lavoro 800 verranno creati nella sola provincia di Bologna, per effetto di 4.860 assunzioni (+2% sull’anno scorso) e 4.060 uscite. In tutta la regione crescono sia le assunzioni di dipendenti da parte delle imprese (+10%) che gli atipici (+25%), a Bologna i contratti firmati nelle imprese saranno invece il 2% in meno dell’anno scorso, circa 3.300, mentre aumenteranno del 13% le forme di assunzioni atipiche, che sono 1.550. Il 50% delle assunzioni previste tra i dipendenti delle imprese sarà a tempo determinato, il 72% avverrà nel settore dei servizi e per il 62% nelle aziende con più di 50 dipendenti, mentre il 38% riguarderà giovani con meno di 30 anni.
Resta ancora alta la quota di assunzioni per cui le imprese bolognesi prevedono di avere difficoltà nel trovare i candidati: sono il 16% del totale, contro il 14% del resto d’Italia.