“Negoziare con Putin?Chiedete a Prigozhin”. Il ministro degli Esteri ucraino gela i neneisti.

Il neneismo, cioè la posizione di chi, in merito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, non sta nè con l’Ucraina aggredita, nè con gli invasori russi, e perciò sostiene la necessità di non inviare aiuti militari all’Ucraina, il che equivarrebbe a condannarla alla sottomissione al tiranno di Mosca, ha molti adepti anche a Reggio Emilia.  Postcomunisti nostalgici dell’URSS, cattolici irenisti, estremisti di destra e novax sono accomunati dall’ostilità verso il Governo ucraino, dall’antipatia per la NATO e dalla spesso neanche tanto malcelata simpatia per la Russia dell’uomo forte Putin. Perciò invocano il cessate il fuoco immediato, il che significherebbe non solo consegnare definitivamente alla Russia il 15% del territorio ucraino, quello che i Russi hanno illegalmente occupato prima con l’invasione del 2014 della Crimea e del Donbas, poi con l’invasione del febbraio 2022, ma anche consentire all’esercito di Putin di riorganizzarsi e di avviare una nuova “operazione militare speciale” alla prima occasione possibile, come già fatto anche in Cecenia 25 anni fa.

Il ministro degli Esteri ucraino Kuleba oggi ha risposto così a chi gli chiedeva se l’Ucraina fosse disponibile ad avviare negoziati con la Russia:

“Per quanto riguarda le richieste di negoziati con Putin, chiunque chieda questo dovrebbe chiedere al signor Prigozhin, non a noi – ha detto Kuleba –  Prigozhin ha avuto un conflitto con Putin. Ha negoziato con successo con Putin, ha posto fine al conflitto, ha concordato garanzie di sicurezza, e poi Putin lo ha ucciso”, ha detto il capo del ministero degli Esteri ucraino. “Non c’è motivo di credere che Putin si comporterà diversamente in qualsiasi altro negoziato”, ha concluso il Ministro degli Esteri.

Gli Ucraini, che stanno conducendo una lenta e sanguinosa offensiva nel sud e nell’est del Paese occupato illegalmente dai Russi,  hanno sempre condizionato l’avvio di negoziati di pace al ritiro dei Russi dai territori illegalmente occupati e a un regime-change che dia alla Russia un interlocutore meno impresentabile di Putin, che da tempo non esce più dalla Russia a causa del mandato di cattura internazionale emesso verso di lui dal Tribunale Internazionale de l’Aja. E’ notizia di queste ore che Putin in ottobre recherà visita al suo omologo Xi Jinping in Cina, sempre che, nel frattempo, non scivoli già da una finestra.

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