Dopo aver ammesso di essere andata nella cabina del capitano della Costa Concordia a prendere gli indumenti per sé e per Francesco Schettino, Domnica Cemortan ha anche ammesso di aver assistito al naufragio del 13 gennaio dalla plancia di comando. La “bionda del mistero”, si apprende, avrebbe spiegato ai pubblici ministeri di Grosseto che quella sera era stata invitata a salire nella sala di comando, area vietata ai non addetti, dal capitano. Dopo la cena, ha raccontato la Cemortan nell’interrogatorio del 1 febbraio, Schettino insistette affinché salisse in plancia. In realtà, ha spiegato, non sapeva di star andando nella sala di comando, e per questo accettò. «Sono rimasta in fondo e me ne volevo andare via, ma il comandante ha insistito affinché rimanessi, e così ho fatto», ha raccontato la venticinquenne moldava a proposito della sua presenza in plancia. «Io – ha precisato la Cemortan – volevo scendere e andar via, ma il comandante mi ha detto di rimanere lì». «Ero con Ciro Onorato con cui sono salita dal ponte 3 a bordo di una delle lance. Sono quasi certa che verso le 00.30-1.00 sono arrivata a Giglio Porto», ha chiarito la giovane moldava. Domnica Cemortan ha disegnato, su invito dei pm grossetani, uno schema che riproduce la disposizione di cose e persone nella plancia della Concordia la sera del naufragio sulle secche della Gabbianara. Nel suo disegno, che è stato allegato al verbale dell’interrogatorio, la venticinquenne moldava ha anche precisato dove si trovava la cabina del capitano Schettino. Durante l’interrogatorio le sarebbe anche stato chiesto se fu Schettino ad indicarle di indossare il giubbotto di salvataggio, ma la “bionda del mistero” (che ormai non pare più tanto misteriosa,) ha sostenuto che quella di prendere, per sé e per il capitano, i giubbotti di salvataggio fu una sua iniziativa.
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