Subito dopo il naufragio, la stabilità del relitto della Costa Concordia è stata monitorata costantemente. Per controllare i movimenti millimetrici della nave arenatasi sulle secche della Gabbianara, la Protezione civile, d’intesa con il Consiglio dei Ministri, ha deciso di rivolgersi ad un team di studiosi dell’Università di Firenze. Nicola Casagli, Riccardo Fanti, Filippo Catani ed altri 40 fra ricercatori a contratto, assegnisti di ricerca e dottorandi afferenti al Dipartimento di Scienze della Terra e facenti capo al gruppo di Geologia applicata, stanno operando all’isola del Giglio dal 18 gennaio mediante un complesso sistema di monitoraggio delle deformazioni dello scafo e dei movimenti del relitto. I bollettini periodicamente emessi dalla Protezione civile sullo stato della Concordia, si basano per la maggior parte sui controlli effettuati da questi studiosi dell’Ateneo fiorentino e sarà soprattutto grazie al loro operato che sarà possibile coordinare le attività di ricerca dei dispersi all’interno della nave semiaffondata e di svuotamento dei serbatoi dalle 2.400 tonnellate di gasolio in essi contenute. Le tecnologie che permettono di controllare la stabilità del relitto e le deformazioni dello scafo sono molteplici. Innanzitutto c’è il Siri Marine System, un sistema di sensori accelerometrici che sono stati installati a bordo della nave dalla società olandese Smit, che è stata incaricata delle operazioni di svuotamento dei serbatoi e di recupero della nave. Le stazioni totali robotizzate, poi, permettono il controllo topografico ad alta precisione di una serie di mire ottiche installate dai ricercatori del CNR-IRPI di Torino sulla nave. L’interferometro radar ad apertura sintetica (MiMo SAR), che è stato installato dal Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea (JRC) di Ispra su richiesta della Capitaneria di Porto di Livorno, permette invece un costante e sempre aggiornato monitoraggio delle deformazioni dello scafo della Concordia mediante la produzione di immagini. Il GPS, invece, è stato installato da una società locale per conto dei Vigili del fuoco grossetani e misura gli spostamenti del relitto in tempo reale tramite un sistema di posizionamento satellitare. Sono effettuate anche delle scansioni laser tridimensionali con un laser scanner terrestre long ranging 3D installato dai ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Ateneo fiorentino. Questo per rilevare dei modelli digitali in grado di fornire la mappatura giornaliera del terreno e gli spostamenti della nave. La Fondazione Prato Ricerche di Prato (Istituto Geofisico Toscano) ha messo a disposizione, invece, una rete di monitoraggio della microsismicità costituita da sensori a corto periodo e banda larga e capace di rilevare anche i più piccolo spostamenti dello scafo della Concordia. Al Giglio, infine, è stato attivato il sistema satellitare di interferometria radar costituito da una costellazione di satelliti radar Cosmo-SkyMed che, sintonizzati in modalità di emergenza ed in configurazione spotlight per utilizzi interferometrici, acquisiscono immagini che poi vengono elaborate da un gruppo di ricerca del Politecnico di Milano e che il Dipartimento di Scienze della Terra analizza ed interpreta per ottenere informazioni sui movimenti della nave. «L’insieme delle tecnologie sopra descritte – spiega il professor Nicola Casagli – ha permesso di realizzare, in un solo giorno, un vero e proprio sistema di allertamento rapido (early warning system). I dati raccolti e le relative interpretazioni sono messe a disposizione della struttura di missione del Commissario delegato per l’emergenza e delle diverse componenti tecniche che sono impegnate nella gestione dell’emergenza all’Isola del Giglio».
Foto: ambiente.liquida.it