Nella giornata di giovedì 31 gennaio, il legale di Costa Crociere, Maurizio De Luca, aveva sostenuto che la Costa Concordia aveva effettuato un solo “inchino” al Giglio in data 14 agosto 2011, e che la manovra era stata autorizzata dalle autorità marittime. Nella giornata di ieri, venerdì 1° febbraio, l’avvocato di Francesco Schettino, Francesco Pepe, ha però risposto per le rime. «Basta dire bugie», ha dichiarato Pepe. Che gli “inchini” al Giglio effettuati prima del naufragio della Costa Concordia fossero autorizzati e quello, fatale, del 13 gennaio 2012 non lo fosse, ha proseguito il legale, non è vero. I documenti, ha proseguito, dimostrano che anche gli inchini precedenti al naufragio della Concordia non erano autorizzati. D’altra parte, va aggiunto, le autorità marittime hanno sempre negato di aver autorizzato gli “inchini”. L’avvocato Pepe cercherà di dimostrare che, anche il 14 agosto del 2011, la manovra di “inchino” effettuata dalla Concordia non era stata autorizzata, citando per questo anche la Capitaneria di Porto Santo Stefano. In quell’occasione, per dovere di cronaca, non c’era al timone della nave Francesco Schettino. Secondo il legale dell’ex capitano della Concordia, Costa Crociere sta cercando di giustificare gli “inchini” al Giglio per mettere in risalto il fatto che solo quello messo in atto da Schettino è andato a finire con un naufragio.
2 Febbraio 2013
Naufragio Concordia: la battaglia degli “inchini”
1 minuto di lettura