Lo sversamento in mare dell’ingente quantitativo di carburante presente sulla Costa Concordia danneggerebbe irreparabilmente l’intero ecosistema dell’arcipelago toscano ma lo specchio di mare di fronte all’Argentario, tra le tante cose, ha anche un altissimo valore culturale come ben sanno i molti sub che ogni anno arrivano sulla piccola isola maremmana per ammirarne le meraviglie sottomarine. Nelle acque di fronte a Giglio Porto è stato infatti individuato più di venti anni fa il relitto, risalente al III secolo d.C., di una nave romana. Partita probabilmente dalle coste dell’Africa settentrionale, trasportava un carico di anfore contenenti salsa di pesce o pesce conservato. Tra i materiali del corredo di bordo sono tuttora conservati anche frammenti lignei dello scafo. I lavori effettuati dagli esperti della sovrintendenza toscana in collaborazione con le forze dell'ordine e un gruppo di volontari permisero di recuperare molto materiale, soprattutto il carico della nave, mentre la chiglia e le strutture lignee si trovano ancora in fondo al mare. La sovritentendenza per i beni archeologici della Toscana chiede, alla luce dell'incagliamento della Costa Concordia, di essere tenuta in costante aggiornamento sull'evoluzione della situazione perché la fuoriuscita di carburante in acqua potrebbe andare a danneggiare anche l'immenso patrimonio archelogico che si trova in quella zona. Non è tutto, infatti, al Giglio si trovano anche altri importanti relitti.
Nelle acque antistanti la vicina località di Punta Lazzaretto sono stati individuati altre due navi romane, datate II secolo a.C.
Il loro carico commerciale era costituito da anfore di tipo greco-italico, contenitori commerciali adibiti al trasporto del vino prodotto nella penisola italica dal IV al II secolo a.C.
Infine, nei pressi dell’insenatura naturale del Campese, unico approdo presente lungo la costa occidentale dell’isola, è stato recuperato parte del carico di una nave greca naufragata nel VI secolo a.C., proveniente da un porto della Ionia e diretta probabilmente nella Gallia meridionale.
Il carico commerciale era costituito da anfore greche ed etrusche, ceramica da mensa, oggetti di lusso, quali gli aryballoi (vasetti globulari, contenenti oli profumati) e lingotti di metallo.