Naufragio al Giglio, identificate altre 3 vittime. Foschi: Costa Crociere non sapeva dell’inchino

La prefettura di Grosseto fa sapere che ieri sono state identificate altre 3 vittime: si tratta dei signori Egon Hoer, Josef Werp e Horst Galle, tutti cittadini tedeschi. Pierluigi Foschi, presidente e ad di Costa Crociere, a margine dell'audizione alla Commissione Lavori pubblici del Senato, tenutasi questo pomeriggio, ha fatto sapere che è già allo studio il piano per la rimozione della Concordia, il quale dovrebbe essere pronto per la conclusione delle operazioni di defueling, le quali partiranno sabato e dureranno 28 giorni. Sul fronte delle responsabilità del tragico naufragio, Costa Crociere ha preso, con i contenuti dell'audizione al Senato del suo presidente, ulteriormente le distanze dall'operato del comandante Francesco Schettino riguardo all'inchino, in quanto la compagnia non sarebbe stata al corrente delle decisioni del comandante di portare la nave sotto la costa dell'Isola del Giglio il 13 gennaio, e non lo avrebbe quindi autorizzato, tanto meno dunque lo avrebbe richiesto per ragioni pubblicitarie come invece riferito da Schettino. In buona sostanza le dichiarazioni di Foschi tendono a sollevare la compagnia dall'aver condiviso con Schettino la scelta delle manovre di inchino e le scelte dopo la collisione con le Scole. "La navigazione turistica sottocosta in certe condizioni è consentita, è una pratica adottata da tutte le compagnie crocieristiche del mondo e non è  di per sé pericolosa", ha detto Foschi ai senatori. "Ma in questo caso la compagnia non ne era al  corrente, tanto è vero che nel programma distributo ai clienti si parlava di un passaggio a 5 miglia dalla  costa del Giglio".
Poi, riguardo a quanto avvenuto dopo la collisione, Costa Crociere non sarebbe stata informata sulla reale gravità della situazione determinatasi a bordo dopo l'urto con lo scoglio. Foschi ha riportato i fatti, dicendo espressamente di fare riferimento alla versione fornita dal comandante Roberto Ferrarini, responsabile della sicurezza della compagnia e contattato più volte da Schettino nella sera del tragico naufragio. Secondo questa versione Schettino ha dapprima comunicato a Ferrarini di avere urtato uno scoglio "durante un passaggio ravvicinato (al Giglio) che aveva deciso di effettuare", successivamente ha avvertito che era allagato un compartimento stagno, poi due compartimenti. In seguito Schettino ha comunicato che stava dirigendo la nave verso l'ancoraggio e che la situazione era sotto controllo. "Alle 22:33 Schettino poi comunicava che lo stato di sbandamento era aumentato – ha raccontato Foschi -,  ma non a livelli preccupanti e dichiarava di avere informato le autorità di terra". "Ma due minuti dopo alle 22:35 Schettino ha detto di  avere intenzione di abbandonare la nave e alle 22:45 che la decisione era stata presa". E' stato allora che "Ferrarini si è dichiarato sorpreso della decisione di lasciare la nave – ha aggiunto Foschi – perchè dalle precedenti telefonate non si comprendeva una decisione cosi estrema". Il comandante generale delle Capitanerie di Porto, l'ammiraglio Marco Brusco afferma, nel corso di un'audizione al Senato, che la responsabilità del naufragio "è sicuramente del comandante" Francesco Schettino, ma anche evidenziato che c'è da domandarsi ''perché gli ufficiali che erano con lui, gli stessi che poi sono 'scivolati' con il comandante sulla scialuppa, siano rimasti zitti" senza cercare di fermarlo. Brusco a poi aggiunto che "le operazioni di svuotamento dei serbatoi della nave inizieranno con ogni probabilità sabato prossimo, la ditta incaricata dello svuotamento sta verificando, con l'impiego di propri sommozzatori specializzati, i punti della nave dove posizionare le attrezzature per l'aspirazione del carburante che dovrà essere preriscaldato per renderlo più fluido – ha aggiunto – Inoltre al fine di preservare la stabilità dell'unità, durante l'aspirazione sarà pompata dell'acqua calda nella nave all'interno delle casse che andrà a riempire lo spazio del carburante".

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