Nardella: “Un fascicolo straordinario di emergenza per Sollicciano”

Firenze –  Appare provato, il sindaco Dario Nardella, da quello che ha visto e che ha sentito fra le mura di Sollicciano. “La situazione è molto, molto grave – dice Nardella – ci sono problemi di natura funzionale, strutturale, sanitaria, con la presenza di blatte e cimici che rendono la permanenza dei detenuti molto critica, senza dimenticare le condizioni di lavoro degli agenti della polizia penitenziaria”. I pesanti problemi strutturali si sono rivelati anche la notte scorsa, con il violento nubifragio che ha investito Firenze, “con importanti infiltrazioni d’acqua anche in parti della struttura che sono state recentemente riqualificate”.

Situazione di emergenza; anzi, urgenza. Anzi, di più. come dice il cappellano del carcere di Sollicciano don Vincenzo Russo, a latere dell’incontro con la stampa avvenuto a seguito della visita del sindaco Dario Nardella accompagnato dal vicepresidente del Csm David Ermini, dal garante dei detenuti Eros Cruccolini, dal garante nazionale dei detenuti  Mauro Palma, dall’assessore Giorgio e dai consiglieri comunali Bocci e Di Puccio. Situazione insostenibile, da affrontare il prima possibile. Perché in un carcere come quello di Sollicciano, col suo carico di 600 detenuti a fronte di una capienza di 400, con i crolli di intonaco, le blatte e le cimici, il caldo nelle celle che arriva a oltre 42°, le sue 40 etnie diverse a fronte di un solo mediatore culturale, i pochissimi educatori, la presenza sempre in aumento di disagi psichiatrici, non si può voltarsi dall’altra parte. Anche perché, con le guardie carcerarie a loro volta inchiodate in una situazione ingestibile a cominciare dall’emergenza sanitaria e dalla fatiscenza della struttura, non c’è il rischio dell’esplodere della violenza relazionale: non c’è rischio perché è già realtà.

Sottolinea il sindaco: “C’è forte  carenza di educatori, riguardo ai quali è stato annunciato l’arrivo di altri 3, educatori che sono fondamentali per quanto riguarda l’avvio del reinserimento sociale, inserimento che avviene anche attraverso misure alternative, attività lavorative in generale. Per quanto ci riguarda, abbiamo preso una serie di impegni, tra cui quello di accelerare la procedura per realizzare un capannone per svolgere attività lavorative nel settore della pelletteria,in modo da mettere i detenuti in grado di imparare un mestiere e quindi essere nelle condizioni di lavorare quando escono; l’impegno di andare avanti con i protocolli per la realizzazione degli orti sociali che serviranno per dare ai detenuti opportunità di lavoro. Il grosso problema è che i detenuti stanno in carcere senza far niente in condizioni sanitarie critiche, quando invece obiettivo del carcere, come dice la Costituzione, è quello della rieducazione. Da uno studio recente dell’Università Bocconi, emerge che in Italia spendiamo 154 euro all’anno per ogni detenuto. Di questo soldi, solo 35 centesimi sono destinati alla rieducazione e al reinserimento sociale. Della stuazione delle carceri non si parla, e i cittadini ritengono che non sia un problema che li riguardi. Ma tutti i soldi pubblici spesi, vengono buttati via. Quando un detenuto si trova in queste condizioni, condizioni sanitarie terribili con anche problemi psichiatrici e con grandi difficoltà ad accedere a un minimo di attività formativa, al momento in cui esce dal carcere avendo scontata la pena, si ritrova peggio di come è entrato; non avendo professinalità, non sapendo dove andare a lavorare, tornano a delinquere. Se i carceri in Italia non funzionano, ciò diventa u problema per i cittadini comuni in termini di sicurezza. Per questo siamo qui: per chiedere, da parte del Mnistero di Grazia e Giustizia e anche ai magostrati di sorveglianza, il massimo sforzo per aumentare le misure alternative, per potezniare le occasioni di reinserimento sociale, per agevolare le occasioni di formazione professionale, di inserimento lavorativo. come comune facciamo tutto quello che è possibile, come ad esempio il protocollo che abbiamo firmato per le cooperativ sociali, che si faranno carico di far lavorare detenuti quando hanno temrinato la loro permanenza carceraria e quindi dovranno reinserirsi nella società. Le nostre cooperative sociali di tipo B insieme alle società di servizio pubblico (Publiacqua, Alia)  sono pronte a inserire queste persone, terminata la pena detentiva. E’ chiaro che bisogna facilitare tutto questo processo, ed è tutto troppo complicato e complesso”.

Il sindaco di Firenze continua: “Su tutto questo sistema, pesa una struttura fatiscente, inadeguata. Ringrazio il Ministero per gli 11 milioni di euro stanziati per tutta una serie di interventi di ritrutturazione e anche per realizzare nuove funzioni, ma, per quanto mi riguarda, continuo a permanere nel dubbio che questi soldi non siano denari buttati e che convenga ricostruire da zero questa struttura. Per questo abbiamo chiesto a gennaio, durante la visita della ministra Cartabia, l’avvio immediato di uno studio tecnico su quale sia la soluzione strutturale migliore. (l provvediore ci ha detto che i tecnici del ministero sono già al lavoro, stiamo aspettando l’esito di questo studio. Vogliamo sapere se questi soldi pubblici, spesi per la manutenzione straordinaria, non possano essere spesi meglio ricostruendo da zero. La nostra preoccupazione è che questo carcere di Sollicciano sia talmente difficile da gestire, comporti talmente tanti soldi per la gestione in quanto non è funzionale, che sia molto meglio ricostruirlo da zero, piuttosto di pendere milioni e milioni di euro per la ristrutturazione, quando è l gestione ad essere molto costosa. Speriamo che questo studio sia temrinato il prima possibile, per sapere cosa conviene fare”. Un esito che è in mano ai tecnici del ministero, ma che potrebbe giungere nell’arco di pochi mesi, come augurabile.

Per quanto riguarda la formazione e il lavoro, il capannone per formare tecnici della pelletteria è stata scelta in quanto, spiega il sindaco, “più idonea al distretto economico fiorentino. Ho chiesto al provveditore di poter partire il prima possibile con questo capannone, in modo che entro il 2023 si possa avere questa struttura dove detenuti e detenute possano recarsi per imparare il lavoro, in accordo con le aziende del territorio. Sarebbe un modello virtuoso per cui Sollicciano comincia a invertire la rotta, a non essere uno dei peggiori carceri del Paese, ma un modello di reinserimento sociale. Bisogna aumentare le misure alternative: più i detenuti hanno occasioni di reinserirsi più, una volta scontata la pena, non saranno un problema per la società ma un valore aggiunto. Continueremo a venire a Sollicciano fino a quando questi problemi non saranno affrontati in modo strutturale”.

Non solo lavoro, formazione o struttura penitenziaria: c’è un altro grande allarme, che il sindaco sottolinea. “Le condizioni sanitarie sono veramente inaccettabili. Inaccettabili. Inacettabili per i detenuti e per gli agenti di polizia penitenziaria. Un detenuto ci ha fatto vedere i morsi delle blatte sul corpo. Sono aggrediti dalle blatte che sono ovunque. Abbiamo chiesto un intervento deciso e rapido per risolvere questa situazione sanitaria inaccettabile, che va contro i diritti fondamentali dei detenuti. Loro scontano la pena per ciò che hanno fatto, la privazione di libertà è la pena. Ma la pena non può essere stare in una cella con i topi, con le blatte, con le cimici, con l’acqua che entra appena c’è un’acquazzone. Queste sono condizioni disumane, sono condizioni che poi si ribaltano sugli agenti, perché gli agenti lavorano con una struttura sovraffollata, 30% didetenuti in più, stipati in celle bollenti, immaginiamo le condizioni psicologiche e fisiche delle persone rinchiuse in queste celle. E’ chiaro che poi si determinano scontri, tensioni, aggressioni che purtroppo stanno aumentando. Bisogna che su Sollicciano si apra un fascicolo straordinario di emergenza, accelerando tutti gli impegni che il ministero di grazia e gustizia ha già assunto in questi mesi”.

E’ sulla situazione strutturale di Sollicciano che si appunta l’intervento di David Ermini, vicepresidente del Csm, che oggi era presente al sopralluogo al carcere fiorentino.  Un problema “prima di tutto strutturale, perché le condizioni edilizie le conoscete tutti, e quindi bisogna capire se continuare a spendere tutti quei soldi su Sollicciano o se si possa pensare ad altre soluzioni”.

“Vivere e lavorare a Sollicciano è molto complesso – ha aggiunto Ermini – per il mondo dei detenuti, e anche per i poliziotti penitenziari che oggettivamente hanno delle grandissime difficoltà. Forse all’epoca si pensava che le grandi carceri fossero una soluzione ma era sbagliato, perché le carceri più piccole sono e meglio funzionano, quindi forse bisognerà ripensare tutto. La riforma sull’ordinamento penitenziario che il ministro Orlando aveva preparato, e che poi non ha trovato l’approvazione, è un passaggio che va immediatamente ripreso”. Inoltre il vicepresidente del Csm ha illustrato la necessità ma anche la complessità del  tema dell’esecuzione penale esterna attraverso le misure alternative, oltre “il tema di creare la possibilità di lavoro all’interno di una struttura così, per permettere già immediatamente di avvicinarsi al mondo del lavoro nella società all’esterno. E’ una situazione molto molto complessa, e non è di facile soluzione”.

E’ il cappellano di Sollicciano don Russo, a margine della visita e dell’incontro con la stampa, a mettere decisamente il dito in un’altra delle tante piaghe che affliggono il carcere fiorentino, ovvero quello del disagio psichiatrico che avanza. “Intanto devo dire che ho partecipato tante volte a tante visite, ma oggi ho trovato un gruppo determinato e spero che le dichiarazioni del sindaco circa la possibilità, al netto dell’esito degli studi in corso, di  abbattere il carcere, diventino realtà. Basti pensare che le pareti di alcune sezioni gocciolano ancora acqua dopo il nubifragio notturno, nonostante i lavori sui tetti siano stati svolti 2 volte, come la riqualificazione della sezione femminile che non ha impedito alla pioggia di entrare. Voglio ripetere ciò che ha detto il Cardinale sulla necessità di rispettare la dignità dei detenuti. A Sollicciano ci sono troppe persone che hanno vulnerabilità psicologica e psichiatrica”. In realtà, come dichiara don Russo, il carcere fiorentino sta raccogliendo tante persone con fragilità molto importanti da quando è aperto l’osservazione psichiatrica, e, quando è stabilita l’esistenza della patologia, scattano i trasferimenti nelle cosiddette Articolazioni per la tutela della salute mentale (Atsm). Quella di Sollicciano è stata aperta circa due anni fa, ma è una struttura che rcorda sinistramente i “repartini’ che esistevano nelle carceri quando non c’erano gli Opg, che furono poi chiusi (caso Montelupo in Toscana). “Di fatto – conclude don Russo – Sollicciano si sta trasformando in un nuovo opg, se si vuole fare,  deve essere organizzato con tanto di figure competenti come psichiatri, infermieri, ecc. Segnalo che per motivi di svariato tipo, i casi di disagio psichico aumentano fra gli stranieri, dal momento che l’esistenza che conducono, dalle traversate alla vita per strada, induce a una fragilità più accentuata.  Segnalo anche che a Sollicciano stanno giungendo gli psichiatrici da tutta la regione, e sottolineo di nuovo che i casi di disagio psichico devono essere gestiti fuori dal carcere, in strutture sanitarie”.

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