Firenze – E’ la gente che arriva al Teatro Puccini, a Firenze, in risposta all’appuntamento lanciato dal sindaco Dario Nardella al quarto anno di mandato, per fare il punto della sua attività, a rappresentare, già in se’, una vittoria. Oltre mille persone, un Teatro Puccini così gremito che per molti l’unica alternativa è starsene nell’ingresso, sostare al bar, chiedere: “Chi sta parlando?” a quelli che, sopraffatti dal caldo della sala, escono a prendere una boccata d’aria. Una grande kermesse, dall’evocativo titolo “Un viaggio chiamato Firenze”, dove la tramvia fa da filo conduttore e scenario di sfondo agli annunci, alle analisi, al ripercorrere questi 4 anni segnati, come dice lo stesso Dario Nardella, da grandi risultati ma anche da grandi crisi e grandi scomparse. Sopra tutto, dice ancora il sindaco, “la resilienza” della città, una Firenze che soffre, lotta, cade e si rialza.
L’impostazione è molto gradita al pubblico, che si entusiasma, applaude, fa silenzio secondo il copione ben gestito da un sindaco più in forma che mai, in grado di tenere il palco con disinvoltura e naturalezza: maniche di camicia, qualche accenno di battuta, toni pacati. Ad uno ad uno, come in una scenografia teatrale, arrivano gli assessori, che si siedono, dopo aver risposto ad alcune brevi domande o sollecitazioni dello stesso Nardella, sulle seggiole blu disposte su due lati lasciando lui in mezzo, come se si trattasse di un vagone della tramvia. Alcune punte sono piene di emozione, come il ricordo della scomparsa di Astori e dell’omicidio di Idy Diene, altre sono vere e proprie decisioni politiche, come l’annuncio, per il 2018 e il 2019, di un bonus affitti destinato a giovani coppie, anziani soli e famiglie in difficoltà economiche di tre milioni di euro. Se questa è una misura sociale, non manca, il sindaco, di ribadire le “priorità”, come ad esempio giungere a finire le opere pubbliche intraprese, fra cui “la nuova pista dell’aeroporto”. A dare il suo contributo, “come cittadino e fiorentino”, il ministro uscente Luca Lotti. Matteo Renzi non c’è. Presenti in molti, vecchi e nuovi amici, del Pd. Poche, anche fra la folla, le voci “dissenzienti”. Tutt’al più, qualcuno ricorda qualcuna delle “gaffes” inanellate dal sindaco, ma in questa serata il tono è: “ragazzate”.
Invece, il significato di questa grandissima serata per Dario Nardella è molto importante. Intanto, smentisce col solo colpo d’occhio le voci che assicuravano che fosse proprio Nardella il “punto debole” della macchina Pd a Firenze, dove, come hanno dimostrato anche le ultime elezioni, l’affezione al partito e alla squadra “Renzi” rimane comunque alta. In secondo luogo, rappresenta un primo trionfale passo verso una ricandidatura che, nonostante ad oggi non sia confermata, potrebbe eventualmente essere resa nota con la partenza della prima linea della tramvia (vero e proprio leit motiv della narrazione nardelliana), il 30 giugno. Una dimostrazione di forza che viene ribadita anche dall’enfasi posta sull’importanza della squadra, rispetto all’uomo. Una virata rispetto ai “personalismi” degli ultimi trent’anni che coglie in modo molto sottile un altrettanto sottile cambiamento che sembra percorrere il Paese. Infine, la presenza del ministro Lotti, il “fedelissimo” di Renzi, che accentua l’importanza che ha avuto il governo nella concretizzazione di molti degli “impegni” eccellenti del mandato Nardella, dal Patto per Firenze alle risorse per la tramvia alla cura delle periferie al lavorio che si è volto attorno alla nuova pista dell’aeroporto, e che viene vissuto, da molti intervenuti, da due punti di vista: da un lato, la santificazione della volata per un eventuale nuovo mandato, ma dall’altro l’avviso ai naviganti: non dimenticare chi è (stato) l’armatore.