Il piano di Nardella è stato reso pubblico nei giorni scorsi al termine della due giorni “Maratona del Lavoro”: “Se sarò sindaco – era stata la proposta del candidato – nei primi mesi di governo della città metteremo in campo il progetto 'Firenze bond'. Un piano che andrà a selezionare dei progetti di utilità sociale, come scuole, nidi, centri anziani, impianti sportivi, centri culturali, finanziati da un pool di banche che immetteranno delle vere e proprie obbligazioni acquistabili dai fiorentini con un tasso di rendimento più o meno in linea con i tassi di rendimento dei titoli di stato"
Il progetto era stato annunciato dopo la due giorni di dibattito, dislocato in vari luoghi della città, in cui sono stati affrontati temi come occupazione, impresa, crescita e investimenti. "E' un modo- aveva anche detto Nardella- in cui noi chiediamo ai fiorentini di dare una mano alla città, attraverso un finanziamento senza rischi che si traduce in una doppia opportunità: per chi investe e per la città".
Idea nuova? Non del tutto, visto che è già stata messa in campo da altri comuni italiani, fra cui Roma, Milano e Torino, iniziativa che ha anche riscosso un certo successo. E tuttavia, non possiamo esimerci dal segnalare almeno due problemi tecnici: il primo, la necessità, da parte del Comune, di accordarsi col Mef sui tetti quantitativi all'emissione di titoli che comunque vanno a ingrossare il già immane debito pubblico; in secondo luogo: chi li ripaga? Se è pur vero che con titoli pubblici il Comune può spuntare interessi più bassi di quelli che pagherebbe alle banche, vale comunque la “regola d'oro” ricordata dall'economista Leonello Tronti, vale a dire “che i soldi del debito vadano spesi solo e soltanto per investimenti produttivi di un reddito tale da ripagare in tempi non biblici montante e interesse. In caso contrario non sono altro che un ulteriore fattore di aumento del debito. Non importa se il reddito prodotto viene dalle tasse sulle attività finanziate o da introiti che vengono direttamente alle casse comunali, anche se il primo tipo sarà ovviamente di importo minore, e quindi di più lento rimborso”.
Tirando le somme, per quel che qui si vede, “scuole, nidi, centri anziani, impianti sportivi, centri culturali” ben difficilmente potranno produrre redditi tali da ripagare in poco tempo il debito, e dunque i Firenze bond potrebbero essere un bell’esempio di ‘finanza allegra’, certo meno costosa per il Comune di un prestito bancario, ma con il rischio di aprire la strada ad indebitamenti crescenti.