Roma – “Noi oggi vogliamo fare di questa mattinata, la mattinata delle idee. Vogliamo confrontarci con tante persone senza tessera del Pd, ma che hanno grande voglia di partecipare. È giusto parlare di leadership e candidatura, ma ha senso se c’è una base di valori condivisi e se ci sono proposte forti sui ci possa misurare. Il mio destino personale viene dopo”.
Il tempo di dare il via alla Firenze Marathon da Piazza del Duomo e in un lampo Dario Nardella è già sul Frecciarossa che lo condurrà al Cinema Quattro Fontane di Roma, pochi passi dal Quirinale, dove questa mattina è andata in scena la “Leopolda” del sindaco fiorentino che a tanti ha ricordato nella tecnica e nei modi di confronto la kermesse a sua tempo inventata da Matteo Renzi. Cinque minuti per ogni ospite chiamato a intervenire su un argomento specifico e prima l’introduzione di Nardella: una sorta di manifesto politico per “una nuova comunità democratica”, ma se qualcuno si aspettava l’annuncio della discesa in campo del numero uno di Palazzo Vecchio nella corsa alla segreteria del Pd probabilmente dovrà aspettare ancora un po’, forse arrivare a fine gennaio quando dovrebbero tenersi le primarie e schieramenti e candidature (vere o possibili) dovrebbero essere più definite. Riserva dunque per niente sciolta, almeno in questa tiepida domenica romana, con l’intervento del sindaco gigliato che è girato sulla necessità di costruire una nuova casa e una nuova comunità. Fra gli oltre 200 convenuti nella sala cinematografica ci sono i sindaci di Lecce, Bologna, Napoli, Cremona e Catanzaro, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, la consigliera regionale Toscana Federica Fratoni, il sindaco di Prato Matteo Biffoni in collegamento da remoto mentre i sindacati sono rappresentati da una delegazione della Uil. Sul palco fra i diversi interventi quello di Massimiliano Fuksas sull’architettura e quello di Stefano Mancuso sull’ambiente, poi Leonardo Becchetti che ha parlato di economia e la sociolinguista Vera Gheno di comunicazione secondo uno schema come detto già ampiamente collaudato da quello che un tempo fu il “rottamatore”.
Ma Nardella non vuole rottamare nessuno. La sua è una battaglia dal “di dentro” perché sottolinea con forza “non possiamo permetterci un altro congresso da resa dei conti nel quale i primi a smantellare la casa sono quelli che invece l’hanno costruita”:
E per chiarire ancora di più il concetto ricorre a un paragone molto efficace. “Non sarà una corsa di 100 metri – dice – ma una maratona fatta di impegno, umiltà, capacità e sensibilità a misurarsi con le idee, perché il nostro obiettivo è costruire una nuova casa democratica. Una casa non di paglia o modello legno Ikea, ma di solidi mattoni con una nuova leadership forte. Non dobbiamo aver paura di leadership forti ma temere le leadership solitarie, non dobbiamo nutrire sospetti sulle leadership con una forte identità ma preoccuparci che le leadership non siano costruite sulla sabbia. E’ giusto distinguersi ma sulle idee e non sulle appartenenze, Il congresso deve essere l’occasione per voltare pagina una volta per tutte. Basta personalismi, basta con i signori delle tessere e gli scontri tra gruppi organizzati, non lo vogliamo, basta, non vogliamo un congresso in cui chi vince prende tutto e chi perde se ne va”.
Nella nuova comunità democratica i temi ricorrenti saranno il lavoro, i cambiamenti climatici, le disuguaglianze crescenti. Insomma per Nardella “c’è tutta una prateria per portare avanti una proposta di visione alternativa da contrapporre a chi invece non ce l’ha”. Non solo, secondo il sindaco fiorentino per far partire la rigenerazione del Pd e del centrosinistra il sentimento è quello di vivere per la politica e non di politica”. Una differenza dunque di non poco conto. Dura anche la reprimenda sulla legge elettorale, sulla quale secondo Nardella anche il Pd ha la sua buona dose di responsabilità: “Non si possono tollerare – ha sottolineato – ancora le liste bloccate decise nelle segreterie dei partiti. I leader dei partiti si devono candidare nei loro territori proprio per non perdere il contatto con il proprio elettorato”. Infine le candidature: “Tutte quelle emerse finora sono autorevolissime e vanno rispettate, non deve esserci una corsa alle auto candidature ma nemmeno bisogna sminuire o denigrare persone che si sono messe in gioco. Stimo molto Bonaccini, avrà l’occasione di portare le sue idee. Ieri lo ha fatto Matteo Ricci, mi pare che il congresso stia prendendo la strada giusta. Io non credo di incarnare la terza via tra Elly Schlein e Stefano Bonaccini. Non dobbiamo avere paura di un confronto fra le idee, quindi mi batterò affinché il tema del pluralismo sia salvaguardato. Mai creduto al partito dei sindaci, penso però che, ora più che mai, i sindaci debbano dare una spinta decisiva al Pd. Se il tema sono le vendette, la resa dei conti e le vendette personali, il rischio è che senza valori condivisi ci possa essere qualche frattura”.