Mussolini fa inciampare la giunta, Mdp: “Dimissioni di Sguanci”

Firenze – Nessuno in questo Paese ha fatto quanto ha fatto lui in vent’anni”E “lui” beninteso, è Benito Mussolini. La polemica scoppiata alle parole del presidente del Quartiere 1 di Firenze Maurizio Sguanci, PD, che erano apparse in un suo post su Facebook domenica, non accenna a placarsi, anzi: monta ancora come una marea.  Tutti insieme protestano e chiedono le dimissioni del presidente del Q1 le consigliere e i consiglieri del gruppo “Firenze riparte a sinistra” e dei gruppi di Sinistra Italiana nei Quartieri, Grassi, Verdi, Trombi, Jaff, Santoni, Pupi, Sesti, Giorgetti e Poggi.  Ma il nodo politico, quello che potrebbe avere ripercussioni incancellabili per la maggioranza, è la presa di posizione dei consiglieri di Mdp, che, oltre a stigmatizzare come inaccettabili le parole di Sguanci, ribadendo che “Sguanci è uomo delle istituzioni e le sue dichiarazioni sono per noi Articolo 1 – Mdp, inaccettabili”, sottolineano il fatto che si tratti di parole ancora più inaccettabili “per noi che con questo rappresentante siamo attualmente in maggioranza”.

Ed ecco la parola magica: maggioranza. Tant’è vero che a Mdp non basta la condanna del sindaco Dario Nardella circa le avventate parole del presidente del Q1, ma i consiglieri comunali Alessio Rossi e Stefania Collesei, oltre alla consigliera di quartiere Costanza Tortù, chiedono al primo cittadino “di non sottovalutare l’episodio, di prendere le distanze dalle dichiarazioni di Sguanci, di condannarne l’inadeguatezza a ricoprire un ruolo istituzionale e conseguentemente chiederne le dimissioni”. Tanto più che, scrivono da Mdp, “conoscendo la sensibilità del Sindaco su queste questioni crediamo che non ci saranno problemi ad accogliere queste sollecitazioni”. Anche perché, se al contrario “non verificheremo convergenze su questo punto saremo costretti a prenderne atto con le conseguenze del caso e l’uscita dalla maggioranza”. A suggello della nota:  “Il fascismo non è un’opinione è un crimine”.

Tentativo di diktat? Così la prendono dal Pd, rispondendo a breve giro con un’altra nota: “Non possiamo accettare diktat su rotture di maggioranze politiche costruite su principi e azioni condivisi da anni con serietà e trasparenza. Per quanto sia grave l’episodio – come noi stessi abbiamo evidenziato per bocca del Segretario nazionale del Pd e del Sindaco – ci aspettiamo dagli alleati di MDP che certe decisioni si prendano solo dopo un confronto e non a mezzo comunicato stampa. Non prendiamo lezioni di antifascismo; il gruppo PD ha promosso, sostenuto e votato la modifica al regolamento comunale introducendo regole più strette per contrastare l’apologia del fascismo”. Dichiarando la propria disponibilità “in qualunque momento a un incontro per affrontare la questione”, il gruppo comunale del Pd, con la nota a firma Bassi e Piccioli, conclude recisamente: “Peraltro la richiesta che sia il sindaco a “dimissionare” il presidente Sguanci, per chi conosce un minimo la regole, è del tutto improprio e denota il tentativo di una strumentalizzazione politica”. E scarica: “La questione istituzionalmente compete al Consiglio di Quartiere 1”.

 

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