Musica e intelligenza artificiale: per ora la macchina è brava solo nel pop

Secondo il compositore Meistro l’IA è un potenziale che darà risultati brillanti

L’intelligenza artificiale è un dato di fatto: c’è e viene usata. E’ probabile, anzi più che certo, che si diffonderà sempre di più. Nel frattempo la discussione si incendia e continua ogni giorno: utile o rischiosa, e l’uomo che fine fa, ci si domanda, e la donna peggio ancora, visto che l’AI viene  per ora considerata adatta soprattutto alle mansioni meno qualificate tanto che le ultime statistiche suggeriscono che in particolare possa sostituire nel lavoro l’altra metà del cielo cui sono ancora consegnati i compiti più neutri e più ripetitivi.

Una considerazione viene poi spesso ripetuta, e lì l’accordo è più esteso: passi per la bassa manovalanza e perfino per la tecnica, le scienze, l’informazione e altri segmenti dell’attività umana, ma l’intelligenza artificiale non potrà mai sostituire la creatività individuale e umana nell’arte . Così si ripete da più parti e in effetti il tema è suggestivo. Eppure. Eppure esiste la tesi opposta : “Non è una diminuzione ma un arricchimento”, certifica con tutta convinzione per averlo sperimentato, il musicista Alessandro Meistro. Il compositore lavora soprattutto per la televisione e avendo di conseguenza una sensibilità anche visiva, è stato scelto per la singolare contaminazione tra quattro artisti digitali e altrettanti nasi creatori di fragranze che, accompagnati appunto dalla musica, hanno recentemente dato vita , nella fiorentina e granducale Stazione Leopolda durante i tre giorni del salone di profumeria artistica di Pitti Fragranze,  a una speciale installazione immersiva chiamata Symbiotic Experience.

Un’opera nata per promuovere un tipo di percezione reinventata, curata dalle giornaliste Paola Gariboldi e Susanna Macchia,  in cui l’intelligenza artificiale ha un grosso ruolo di partenza . La sequenza è questa, i quattro artisti digitali, Gisella Alfieri Sabattini, Bonnie Tsang, Giovanna Sala e Alex Valentina, producono ognuno un proprio art work cui si ispirano per creare nuove fragranze nasi prestigiosi come  Alberto Morillas, Coralie Spicher, Serge Majoullier e Jerome Di Marino, unendo dimensione visiva e olfattiva  con cui si combina anche quella uditiva in virtù delle musiche realizzate in esclusiva da  Meistro. Bene l’AI ha risparmiato solo l’olfatto, artisti e musicista hanno usato con soddisfazione gli strumenti dell’intelligenza  artificiale.

 Spiega Alessandro Meistro, convinto che l’AI  non costituisca un freno all’arte e alla creatività umana, ma uno stimolo e un potenziale che darà risultati assai brillanti: “Usando l’AI per le mie composizioni ho scoperto con stupore e entusiasmo anche una serie di soluzioni armoniche che non mi sarebbero mai venute in mentre e da lì sono partito per aggiungere il mio personale e unico contenuto.L’AI non ha funzionato da freno o omologazione ma è stato un arricchimento che ha fatto progredire anche me. Non credo che dovrebbero esserci timori: l’arte proviene comunque dalla persona che in ogni caso programma l’intelligenza artificiale e lavora  con ispirazione personale  in sintonia con questa”.  Spiega il percorso: “Vai sulla pagina web e chiedi cosa vuoi , dai all’AI delle parole chiave che servano da input: musica leggera, musica emozionale, musica positiva. Puoi declinare parole come, per esempio, energia, positività, gioia, dolore. Possono essere una o più parole. Puoi indicare, se vuoi, anche la durata del pezzo che hai in mente perché la musica cambia a seconda della durata . Scopri quanto la AI ti offre e combini e elabori  gli elementi che ti vengono presentati con la tua capacità di inventare, creare, sentire. Spesso il risultato è stupefacente e il tuo contributo determinate, ma gli spunti da cui sei partito lo hanno decisamente arricchito. Fai un passo avanti”.

Già , ma andando avanti nel tempo, e le cose in questo campo come sappiamo vanno avanti molto rapidamente, non possiamo escludere che, ammesso che oggi l’AI offra solo la base a un’arte che poi si determina esclusivamente tramite il  contributo umano, in un  prossimo futuro diventi capace di fare tutto da sola escludendo l’artista dal processo creativo e offrendo soluzioni integralmente generate in modo artificiale  dal computer. “Se va avanti la tecnologia, va avanti anche l’uomo che  progredirà e si affinerà. Dunque a un’AI più raffinata corrisponderà anche un uomo più evoluto che avrà sempre il suo ruolo decisivo. Io do all’AI dei comandi, il computer mi offre le sue soluzioni, io aggiungo le mie. Non si potrà mai sostituire la parte umana. È quella che fa diventare arte le proposte del computer, quel quid speciale  che impedisce che diventi  perfezione a basta”, è convinto  Meistro. “ Non la vedo in nessun caso come un pericolo – aggiunge  – Tanto più sembrerà che il computer possa fare tutto, tanto più, al contrario,  l’uomo  dovrà progredire e affinarsi. Non lo vedo come un pericolo, anzi i risultati di un’interazione tra uomo e un’intelligenza artificiale  via via più avanzata può migliorare a tal punto il prodotto da renderlo  indistinguibile da una creazione solo umana”. Maggiore è il “miracolo” della macchina e maggiore la capacità dell’uomo di avere con questa un rapporto. “Tanto più è lo stupore per  quello che può fare la macchina e tanto cresce la voglia di interagirci. L’uomo è stimolato a metterci di suo qualcosa di molto bello, di sempre più bello”.  Guai a regolamentare : “Non esiste una possibilità di mettere dei limiti, se li metti non funziona più, finisce. Se metti un freno, il sistema rischia di implodere”.

Ciò che affascina di più il compositore sono, come abbiamo detto, per soluzioni cui non pensava, che non avrebbe mai immaginato ma neanche cercato: “ D’altra parte non siamo più ai tempi in cui il compositore era obbligato a prevedere in anticipo il processo compositivo che doveva stargli davanti già tutto insieme. Ai tempi nostri  il processo  avviene per tentativi, sperimentazione  per sperimentazione, durante le quali affini l’insieme fino anche a sostituirlo”. Secondo Meistro l’uso dell’AI  nell’arte è molto più diffuso di quanto si possa pensare solo che  per via del dibattito ancora acceso sulla medesima molti non lo dichiarano per timore dello stigma. Siamo, cioè, solo all’inizio. Limitandosi al  segmento artistico che lo riguarda e che conosce meglio, se ne fa più uso,  secondo  il compositore, nella musica pop, o in quella finalizzata a accompagnarsi a un uso visivo che si considera debba essere neutra. “Meno nel rock ancora molto immerso nel fermento umano, più difficilmente anche nella musica classica perché meno accordabile ai movimenti dell’orchestra, poco anche nelle colonne sonore che, per via dell’uso dell’orchestra che si muove in modo più codificato, si avvicina molto alla musica classica tradizionale”.

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