Tra non molto l’Italia avrà un nuovo museo. O meglio, un museo lungo di tre secoli ma da dieci anni chiuso, che la nuova generazione non conosce e di cui molti altri si sarebbero dimenticati l’esistenza, se non fosse per le preziose mostre dei suoi tesori che in questi anni sono andate in giro per il paese e nel mondo. Ma quella era ormai l’abitudine: pezzi itineranti. Ora, tutta quella bellezza tornerà presto a poter essere ammirata nel suo complesso e avrà di nuovo la sua casa. Si sono finalmente aperti i cantieri per restaurare, riordinare, rendere bello e di nuovo godibile il Museo Ginori, a Sesto Fiorentino, due passi da Firenze. Aveva chiuso i cancelli nel 2014, dopo che per quasi tre secoli era stato un museo di impresa, voluto dal marchese Carlo Ginori per custodire i gioielli di arte, artigianato e industria creati nella Manifattura di Doccia (poi diventata Richard Ginori) da lui genialmente e operosamente fondata nel 1735, uno dei primi a osare l’impresa di portare in occidente l’uso dell’ “oro bianco”, la porcellana fino ad allora esclusivo patrimonio dei cinesi.
Poi, dalla crisi di fine Novecento – inizi Duemila venne nel 2013 salvata la Manifattura acquistata da Kering. Non altrettanto accadde per il Museo che rischiò l’estinzione fino a che, dopo infinite battaglie perché ciò avvenisse, fu acquistato nel 2017 dallo Stato e divenne proprietà demaniale, affidata, fino al termine dei lavori adesso finalmente iniziati, alla Direzione regionale musei della Toscana del Ministero della Cultura, ministero che nel 2019 dette il via, insieme a Regione e Comune di Sesto, alla Fondazione Museo Archivio Richard Ginori della Manifattura di Doccia, che ha continuato a tenere in vita la raccolta pur a museo chiuso.
“A sette anni dall’acquisizione degli spazi del Museo Ginori da parte dello Stato iniziano i lavori di ristrutturazione dell’edificio che lo ospita – annunzia, contento, il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano – Sin dal mio insediamento ho seguito con grande attenzione anche questo dossier e ora saluto con soddisfazione l’apertura del cantiere. Lo stanziamento da me previsto nel Piano Strategico Grandi Progetti Culturali è il segno della rinnovata attenzione da parte del governo verso questa realtà di rilievo internazionale”.
I lavori devono terminare in 426 giorni. Con un primo lotto di 1,9 milioni stanziati dal Cipe e ricavati dal Fondo per lo sviluppo e la coesione 2007-2013, più un ulteriore finanziamento di 5,5 milioni tratti dal Piano Strategico Grandi Progetti Culturali, verrà integralmente recuperato l’edificio gravemente danneggiato negli anni dell’abbandono. Era stato progettato nel 1965 dall’architetto Pier Niccolò Berardi per conservare i gioielli della collezione Ginori dopo la chiusura dell’antica sede della Manifattura di Doccia nel 1957, ed è un importante esempio di architettura razionalista che ricorda la fiorentina stazione di Santa Maria Novella, alla cui progettazione Berardi aveva lavorato trent’anni prima insieme a Giovanni Michelucci. Adesso il museo sarà oggetto di restauro e risanamento conservativo, come di riqualificazione edilizia e impiantistica per essere in sintonia con le norme di sicurezza, antincendio e adeguamento sismico. Verranno anche redistribuiti gli ambienti interni secondo le nuove esigenze funzionali e museali. Il tutto, in continuità con il progetto originario.
Si tratta di un’istituzione unica nel panorama dei musei a livello internazionale. Animato da gusto e passione per il collezionismo, il museo Ginori ha radunato nel tempo una serie variegata di meraviglie, creando un patrimonio così ricco da renderlo un’eccellenza e un inedito nel mondo, tramite il racconto di tre secoli di storia artistica, artigianale, sociale ed economica, rappresentata dalla più antica manifattura di porcellana ancora attiva in Italia. La collezione del Museo Ginori nasce dallo stringersi insieme di mani abilissime e laboriose di pazienti e molto sapienti lavoratori e del genio creativo di singoli artisti. L’incrocio tra queste caratteristiche ha fatto sì che Doccia esprima una singolare commistione di abilità indistinguibili l’una dall’altra: un vero, appassionante e compatto racconto del saper fare umano e in particolare di un territorio che di quell’unione di ingegno artistico e artigianale ha vissuto, sognato e mangiato, e soprattutto ha acquisito la dignità, l’orgoglio e il valore di un mestiere irripetibile.
Tanto è vero che, come dice il presidente della Fondazione Ginori, Tomaso Montanari, “il Museo Ginori è sopravvissuto al fallimento della Richard-Ginori grazie a uno straordinario movimento popolare che ha saputo trasformare il suo amore per questo scrigno della memoria in un efficacissimo strumento di persuasione che ha convinto lo Stato a investire sul futuro del museo e del territorio”. Adesso, aggiunge, “la Fondazione è felice di assistere finalmente alla partenza del primo cantiere ed esprime la propria gratitudine al Ministro Sangiuliano e alla Direzione regionale musei della Toscana, che ha la responsabilità del coordinamento dei lavori. D’intesa con il Ministero della Cultura, stiamo lavorando per predisporre il progetto di allestimento, al fine di ridurre il più possibile il tempo che ci separa dall’apertura del nuovo Museo Ginori”.
In ballo è la riapertura dei cancelli su circa 8.000 manufatti in porcellana e maiolica, modelli scultorei in cera, terracotta, gesso e piombo dal XVIII al XX secolo, pietre litografiche per la stampa dei decori e lastre in metallo, oltre che un archivio di documenti cartacei e disegni (300 appartenenti al fondo di Gio Ponti), una biblioteca storica, una specialistica e una fototeca. La raccolta include prodotti seriali di importanti nomi del design industriale italiano, oggetti di lusso ma anche di uso quotidiano per la casa e per la tavola. In un’appassionante esemplificazione storica dei vari stili artistici, del costume, della scienza, dell’imprenditoria e delle tecniche di produzione che via via si sono rincorsi dal Settecento a oggi. Tra le opere più notevoli, solo per fare pochissimi esempi di tanti, il seicentesco Bacchino ebbro di Massimiliano Soldani Benzi, i settecenteschi caminetto e busto del marchese Carlo di Gaspero Bruschi, l’ottocentesco servizio da caffè di Alessandro Morani, i dieci straordinari anni deco’ (1923-33) segnati dall’innovazione di Gio Ponti che in quel periodo fu direttore artistico della Manifattura . Ma anche sculture in cera e calchi di opere dei maggiori maestri fiorentini del Settecento: la Venere de’ Medici, l’Arrotino o Amore e Psiche.
Ora, finalmente, siamo alla svolta, commenta il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani: “Il museo Ginori è una storia di eccellenza toscana, riconosciuta nel mondo. I manufatti di Doccia sono sinonimo di stile e bellezza e l’inizio dei lavori del museo che esporrà queste opere nella loro sede naturale a Sesto Fiorentino, è un momento importantissimo per tutto il territorio. La Regione è impegnata per la riapertura e la valorizzazione di un museo che rivestirà il ruolo di primo piano che merita, a beneficio del pubblico da tutto il mondo, ma anche della comunità della Piana artefice di questa storia straordinaria”.
Una svolta in cui è stato fondamentale “l’acquisto del museo Ginori da parte dello Stato – sottolinea Stefano Casciu, direttore regionale musei della Toscana – realizzato secondo un accordo amministrativo in concerto tra il Polo Museale della Toscana (oggi Direzione regionale) e la ex Soprintendenza ai Monumenti di Firenze, diretta da Alessandra Marino”. Soddisfatto il sindaco di Sesto, Lorenzo Falchi che la buona novella adesso, dopo tante fatiche, l’ha in casa: “A dieci anni dalla chiusura, avvenuta a maggio 2014 in una situazione di grande incertezza sul suo futuro, inizia finalmente davvero la nuova vita del Museo Ginori, il museo di tutta la nostra città e di tutti i sestesi. Accade grazie al lavoro costante di tutte le istituzioni coinvolte, ma soprattutto grazie alla risposta di Sesto e dei sestesi che non si sono mai rassegnati davanti a quel cancello chiuso “.
In foto: Fruttiera decorata