Siena – Slitta per la seconda volta per mancanza del quorum, l’assemblea di Banca Monte dei Paschi (MPS) che oggi sarà riconvocata non solo per approvare il bilancio 2014, chiusosi con una maxiperdita di 5,34 miliardi di euro, ma anche nominare il nuovo consiglio di amministrazione e approvare un nuovo aumento di capitale di 3 miliardi, il secondo dopo quello di 5 miliardi del luglio scorso.
La giornata si è aperta ieri con la notizia della vendita a Poste Italiane della quota del 10,3% detenuta da MPS in Anima, una società di risparmio gestito. L’operazione, del valore di 210 milioni, potrebbe avere un impatto netto positivo sui conti della banca senese valutato a 115 milioni. La vendita di Anima, che rientra nel capital plan messo a punto dopo l’esito dello stress test che aveva evidenziato un deficit patrimoniale di 2,1 mld dell’istituto bancario, è stata accolta favorevolmente dai mercati.
Secondo il quotidiano Repubblica la banca starebbe anche cercando di chiudere con Nomura i contratti derivati dell’operazione nota come “Alexandria “ che tanti problemi ha causato alla banca senese. Secondo stime di esperti citati dal quotidiano, la chiusura dell’operazione le posizioni costerebbe 850 milioni con un impatto negativo sul conto economico di 400 milioni. Questa operazione servirebbe a dare un segnale di svolta della banca ai sottoscrittori del nuovo aumento di capitale, spiega il giornale.
Nella prima giornata di convocazione dell’assemblea, MPS aveva dovuto incassare una sconfitta sul piano giudiziario, con la decisione del giudice del lavoro Delio Cammarosano di ordinare il reintegro di 250 dipendenti della banca che all’inizio del 2014 erano stati trasferiti a Fruendo una joint venture cui erano state esternalizzate le attività e i servizi di back office. Secondo il giudice la cessione di questi servizi è da considerarsi nulla.
La riunione oggi è molto attesa anche perché molti pensano che dopo l’aumento di capitale, atteso tra fine maggio e giugno, molte cose potrebbero cambiare per la banca e per Siena. E’ ormai convinzione quasi generale che la più vecchia banca del mondo difficilmente potrà affrontare il futuro da sola e che la scesa in campo di un cavaliere bianco sia l’opzione più probabile. Il problema semmai è che, al momento, la lista dei pretendenti è sconsolatamente vuota. Negli ultimi tempi si è parlato molto di Ubi, ma le smentite non si sono fatte attendere. Lo stesso presidente Alessandro Profumo, che lascerà la banca dopo l’aumento di capitale, ha nuovamente precisato oggi che non vi sono contatti con il quinto gruppo bancario italiano nato dalla fusione tra Banche Popolari e Banca Lombardia. La smentita è arrivata anche dal consigliere di Ubi, Victor Massiah.
Gli azionisti dovranno scegliere il nuovo cda scegliendo dalle tre liste che hanno presentato i loro candidati al rinnovo del consiglio: quella presentata dal patto di sindacato che controlla il 9% formato da Fintech, Btg Pactual e Fondazione MPS, quella del socio francese Axa e e infine quella presentata dall’imprenditore Alessandro Falciai. Le azioni MPS hanno chiuso ieri a +0,82% a 0,62 euro.