Siena – MPS, ora saldamente sotto controllo del Tesoro con una quota del 52,2%, ha ritrovato non solo la via della Borsa ma anche quella di una prudente fiducia. Le azioni della banca più antica del mondo, che ieri erano tornate sul mercato dopo un’assenza di 10 mesi, hanno registrato oggi un + 3,91% chiudendo a 4,728 euro.
Un balzo di tutto rispetto che porta il valore dell’istituto senese al di sopra dei 5 miliardi, ma che fa segnare ancora perdite sia per il Ministero dell’economia e delle finanze che per i titolari di nuove azioni create con la conversione dei bond subordinati. Il Mef ha infatti iniettato 3,85 miliardi di euro in MPS per una quota che stasera ne valeva circa un miliardo in meno.
La banca senese, negli ultimi anni travolta da una bufera che l’aveva portata sull’orlo del fallimento, è stata salvata da una ricapitalizzazione da 8,3 miliardi finanziata appunto dal tesoro e dall’acquisto di azioni degli ex obbligazionisti subordinati.
Ieri fonti del principale azionista della banca avevano espresso soddisfazione per il ritorno in borsa del titolo, sottolineando come MPS sarebbe tornata a svolgere il suo ruolo fondamentale che è quello di erogare credito a famiglie e imprese.
La via di un ritorno a una solida normalità è ancora però lunga. Secondo gli analisti dell’Imi la banca chiuderà ancora quest’anno in rosso per oltre 3,6 miliardi di euro contro il meno 3,2 del 2016 a causa di un’ulteriore pulizia dello stato patrimoniale.
Banca Imi si attande a un ritorno all’utile nel 2019. Stime sull’utile netto inferiori rispetto agli obiettivi del business plan del Monte :per il 2019 e il 2021 le aspettative di utile per il 2018 sono di 229,8 milioni di rosso e per il 2019 di un guadagno di 438,3 milioni di euro. Nel piano industriale MPS prevede di diminuire i costi operativi a un tasso annuo del 3,8% tra il 2016-21 grazie a alla riduzione del persnale del 22% e la chiusura di 600 filiali.