Siena – L’aumento del capitale Mps è fallito. Ora il salvataggio della più antica banca del mondo è in mano del governo. Come già ampiamente previsto nei giorni scorsi, “l’operazione di ricapitalizzazione per 5 miliardi di euro non si è chiusa con successo”: lo ha comunicato in tarda serata la banca stessa al termine di un cda in cui sono stati presi in esame gli esiti del ricorso al mercato che si è concluso oggi nel primo pomeriggio.
“Non sono stati raccolti ordini di investimento sufficienti a raggiungere la somma di 5 miliardi necessaria al deconsolidamento dei non performing loans e il raggiungimento di altri obiettivi di rafforzamento patrimoniale” si legge in una nota dell’istituto in cui si precisa anche come siano mancati all’appello “gli anchor investors disponibili ad effettuare investimenti rilevanti nella banca”.
MPS aveva infatti sperato fino all’ultimo nella disponibilità di fondi sovrani come quello del Qatar che invece, dopo la vittoria del referendum del no, si erano defilati. Presenti sono stati invece i possessori di bond subordinati la cui conversione in azioni ha raggiunto i 2,4 miliardi tra retal e investitori istituzionali. Troppo poco però per arrivare a quei 5 miliardi necessari da incassare entro la fine dell’anno per rispettare l’impegno preso con la BCE di rafforzare il capitale per procedere alla cessione dei 27,7 miliardi di sofferenze.
Il governo, che ha già predisposto nei giorni scorsi il piano B con un fondo salva banche da 20 miliardi, si è già riunito nella notte per decidere le modalità del suo intervento per salvare la banca di cui il Tesoro è già azionista al 4%. E’ probabile che si tratterà di un provvedimento che disporrà di una ricapitalizzazione preventiva attraverso lo stato attraverso un’operazione di burden sharing che terrà al riparo correntisti e obbligazionisti senior ma che metterà a contributo azionisti e possessori di bond subordinati. Intanto i titoli MPS hanno toccato il minimo storico scendendo del 7,48% a 15,08 euro.