Firenze – Nuova occupazione a Firenze in via Maragliano, dove, con la solidarietà del Movimento di lotta per la casa, una quarantina di adulti più circa 30 minori, hanno occupato la struttura dell’hotel Astor, vuota da anni, di cui risulta titolare una società con vari altri alberghi in altre città.
Dal Movimento, che fa parte della Rete antisfratto Fiorentina insieme ad altre associazioni e soggetti, fanno sapere che, a fronte della completa noncuranza della politica circa il problema abitativo, “le famiglie, i minori non possono attendere oltre. Le strade si stanno riempendo di persone che, in difficoltà in particolare per la perdita del lavoro o i salari da fame, non riescono più a pagare canoni e bollette. Approntare un piano abitativo reale ed efficace è un’urgenza che non può più essere differita, di cui si devono fare carico le istituzioni, nazionali e locali, evitando derive di tipo assistenzialistico. La casa è un diritto, non un servizio a punti”.
Ma chi sono gli occupanti? Si tratta per la maggior parte di famiglie, monoreddito, con figli. Un gruppo di badanti e muratori per lo più, tanti stranieri, qualche italiano, problemi comuni. Di fatto, working poors che non riescono a corrispondere il canone d’affitto e nello stesso tempo pagare bollette, mantenere i figli a scuola, e anche, persino, fare la spesa tutti i giorni. Alcuni di loro, come spiega Marzia Mecocci, Movmento di Lotta per la Casa, sono il frutto delle “non alternative” offerte dalle istituzioni, altri sono nuovi nuovi, c’è persino una famiglia del Sud America che è stata sfrattata da pochi giorni, pur avendo impiegato molti mesi prima dell’esecuzione a cercare un appartamento accessibile. “Ci si trova nel paradosso – dice Mecocci – che pur lavorando l’affitto sul mercato diventa inaccessibile”. Tema ormai datato, in un certo senso, ma c’è anche un altro profilo: “Molte sono famiglie che erano uscite da altre occupazioni e avevano cercato di non tornare nel gorgo della disperazione. Occupare è sempre l’ultima carta, per famiglie che devono mettere in piedi una quotidianità il più possibile stabile, dove i figli possano crescere. Il problema è che qualcosa non funziona nei meccanismi con cui le persone vengono aiutate, se, dopo qualche anno, si ritrovano punto a capo. Il dubbio è se il meccanismo stesso alla fine diventi escludente per le categorie più fragili”. Meno servizi sociali e più case, sembra di capire. Soprattutto nel caso in cui l’esclusione avviene a causa della difficoltà di pagare un canone sempre più alto, impossibile per uno stipendio medio. Alla fine la richiesta rimane una e una sola: servono case accessibili, che consentano a chi lavora e alla sua famiglia l’abitare.
Sulla questione interviene con una nota FdI, che chiede lo “sgombero immediato”, per “ripristinare la legalità”, a tutela della “sicurezza dei cittadini” e dei “proprietari inermi”, accusando il Movimento di Lotta per la Casa “di prendersi gioco delle istituzioni e dei proprietari”.
Foto di Luca Grillandini
Articolo in aggiornamento