Firenze – Il problema della città che cambia è anche, come già detto su queste pagina, un problema sociale. Un problema che si declina anche sulla questione abitativa, sulla richiesta di nuove abitazioni, richiesta che a sua volta necessita della messa in atto di una vera e propria politica dell’abitare, e dell’abitare “popolare”. E’ proprio di stamattina la protesta che il Movimento di Lotta per la casa fiorentino ha messo in atto nel cortile e nell’atrio degli uffici della direzione dei servizi sociali, in viale De Amicis a Firenze, simboleggiata da uno striscione dal contenuto significativo: “Non siamo pacchi da spostare ….”
L’occasione per ribadire una questione che ha una portata molto ampia e investe non solo un’idea di città, ma anche di società dei prossimi decenni e più, è un caso che appare come un vero e proprio paradigma: lo sfratto di due famiglie che sono ospitate presso strutture di accoglienza comunali, come spiegano gli stessi manifestanti. La protesta è stata pacifica, anche se sul posto è giunta la polizia, e si è sciolta spontaneamente all’orario di chiusura degli uffici.
I manifestanti, che hanno montato anche delle tende, avevano dunque l’obiettivo di ottenere “la sospensione degli sfratti alle due famiglie, dal momento che sfrattarle dalle strutture di accoglienza è una cosa insensata e paradossale”. Ed è comparso anche uno striscione con la scritta ‘Sfrattare una famiglia dalla struttura è da criminali’.
“Indipendentemente dalla questione se queste persone possano avere o meno la legittimità per aspirare a un alloggio pubblico – fanno sapere da Asia, l’associazione degli inquilini dellUsb – il problema vero è che se rivendicano questo diritto è perché la politica ha fatto loro delle promesse che poi non ha mantenuto. Se i politici promettono qualcosa (la casa ad esempio?…) ai propri cittadini elettori, poi devono essere in grado di mantenere quello che dicono, altrimenti sono solo dei Pinocchi”.