La “casa” di Mounna, giovane donna egiziana laureata in lingua e letteratura inglese, è uno di quegli appartamenti con tanto di certificato Asl di inabitabilità assoluta perché, a parte le pessime condizioni generali, non esiste neppure un vano che possa considerarsi atto a ricoverare degli esseri umani. Figurarsi padre (anche lui laureato in lingua e letteratura inglese) madre e due figlie di 6 e 4 anni e mezzo. Ebbene, in questa “casa” la bambina più piccola è costretta a restare a giocare tutto il giorno in quanto, dopo due anni di richieste, ancora la madre non è riuscita a ottenere un posto a un asilo pubblico. Non solo. La madre avrebbe bisogno di quelle poche ore libere per trovare un lavoro per la mattina, arrotondando così un magro stipendio: quello del marito, che da professore d’inglese si ritrova a lavorare a “chiamata” con una cooperativa facendo quel che capita: pulizie, cuoco, uomo di fatica. Quando è “chiamato”.
Una situazione dunque del tutto disagiata. Purtroppo Mounna non conosce bene l’italiano (pur parlando un ottimo inglese) e i suoi rapporti con gli assistenti sociali cui si è rivolta per ottenere aiuto sono stati molto ostacolati da questa difficoltà.
Aiuti che si sono concretizzati in indicazioni di associazioni dove potere ricevere un pasto caldo o derrate alimentari. Ma che non hanno alleggerito né la situazione alloggio, né quella lavorativa.
Infine, la sua situazione è stata segnalata nuovamente agli assistenti sociali con la sollecitazione di inserire la giovane madre egiziana con la famiglia nelle graduatorie sociali. Ma la risposta si fa attendere, ci vorranno almeno venti giorni, come segnalano i servizi sociali. E forse i requisiti non saranno sufficienti : senza lavoro, con un reddito instabile di poche centinaia di euro al mese e due figli minori in un alloggio giudicato dalla stessa Asl inabitabile da esseri umani.