Mostre: la pittura rivoluzionaria di Duccio e Simone Martini

Parigi –  E’ il bel Museo des Beaux Arts di Rouen ad ospitare la prima grande retrospettiva della pittura senese in Francia, dopo la mostra  l’Art Gothique Siennoise che era stata organizzata ad Avignone nell’ormai lontano 1983. Era dunque da più di 30 anni che al di là delle Alpi non si era più presentata l’occasione di conoscere o approfondire la propria conoscenza di un capitolo fondamentale dell’arte europea mentre numerose iniziative avevano avuto il merito di famigliarizzare il pubblico francese con il Rinascimento fiorentino.

Grazie soprattutto al generoso prestito della Pinacoteca di Siena, l’esposizione “Siena, alle origine del Rinascimento” permette ora , e fino al 17 agosto, di colmare questa lacuna con una settantina di capolavori. Questa mostra, che prima di Rouen aveva fatto tappa a Bruxelles,  si propone di far scoprire le specificità dell’arte senese dalla fine del XIII secolo alla fine del XV, con una presentazione cronologica e tematica insieme.

Così, secondo i curatori, Mario Scalini e Anna Maria Guiducci,  la mostra permette di cogliere come Duccio, Simone Martini e e i fratelli Lorenzetti abbiano rivoluzionato la pittura, con la loro sensibilità al mondo reale, l’eleganza delle figure, lo sviluppo dei paesaggi e  la nascita del ritratto. Un orientamento che ritroviamo nel titolo della mostra nella città normanna, in cui si sottolinea il contributo senese alla creatività rinascimentale. A Bruxelles invece, dove la mostra era impostata non in senso cronologico ma solo tematico,  si era posto l’accento sull’Ars Narrandi per mettere soprattutto in risalto l’importanza del ‘’narrare’’ nella pittura senese, con pale, dittici  e trittici in cui vengono raccontati i principali episodi della vita della figura centrale del dipinti.  “Per comprendere le opere artistiche dell’epoca bisogna ricordarci nella società medievale le immagini sono utilizzate al posto dei testi per rivolgerci alla massa di fedeli che non sa leggere”, sottolinea Guiducci nel catalogo della mostra.

La mostra si apre con opere del XIII secolo in cui è ancora manifesta l’influenza della tradizione bizantina e in cui si esprime soprattutto una devozione per la Madonna, diventata protettrice della città a partire del 1266. La pala della Badia Ardenga di Montalcino, opera presumibilmente dovuta a Guido da Siena e Diotisalvi di Speme, già mostrano nel ciclo della passione una nuova vitalità . Seguono poi le sale dedicate agli “artigiani della rivoluzione” della pittura senese, con opere di Duccio, Simone Martini e i fratelli Lorenzetti. E’ ad  Ambrogio Lorenzetti  e alla sua allegoria del Buon e del Cattivo Governo che l’arte civica, al servizio della gloria della città, acquista le sue lettere di nobiltà.

Un affresco, questo del Palazzo Pubblico  di Siena in cui viene rappresentato il primo paesaggio urbano dall’epoca romana , così importante che la mostra di Rouen ha pensato di offrirne una riproduzione , in scala ridotta, per permettere ai visitatori  di poterla apprezzare con conoscenza di causa. L’esposizione prosegue poi con capolavori di Giovanni di Paolo come il San Gerolamo e la bellissima Vergine dell’Umiltà che figura nei manifesti della mostra e sulla copertina del catalogo, di Sano di Pietro e del Sassetta.

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