Firenze – E’ in corso presso l’Accademia delle Arti del Disegno di via Ricasoli la mostra di Alberto Parigi, architetto pittore, “Il prisma della realtà- opere 2010 – 2014”. Pubblichiamo le note critiche che sull’autore ha scritto Carlo Sisi, studioso, critico e organizzatore di eventi d’arte di prima grandezza. La mostra sarà aperta fino al 30 ottobre.
di Carlo Sisi
Si intuisce, nella pittura di Alberto Parigi, la ricorrenza di un canone che non contraddice l’impulso creativo ma che ne alimenta anzi la forza lirica, come accade nelle occorrenze metriche della poesia (esametro, terzina …) necessarie ad incanalare le istanze dell’ispirazione nelle molteplici declinazioni dello ‘spartito’ letterario. Nei quadri, il persistere di una solida costruzione plastica sottesa a superfici cromatiche in apparenza labili se non, a volte, evanescenti dimostra infatti nell’artista la controllata dialettica fra un pensiero ‘matematico’, disegnativo o prospettico, e il successivo prevalere di una fantasia trasfigurante, libera di esprimere forme e colori senza più il vincolo metrico che, in origine, era servito a garantire l’impianto ideativo dell’immagine.
Paesaggi e figure si manifestano dunque in delicato equilibrio fra sintesi astraente e non vincolato sentimento del colore, così da produrre in chi osserva l’effetto coinvolgente di un prisma attraverso il quale la pittura moltiplica e avvicenda solidità plastiche e riflessi di trasparente policromia. Si è già scritto, in occasione di precedenti esposizioni, che il pittore è nato architetto e si è attribuita a questa sua prevalente formazione la misura compositiva che traspare dai suoi quadri: preferisco pensare, invece, ad una via parallela e non coincidente innanzi tutto per salvaguardare la peculiarità dei linguaggi – condivisa, fra gli altri, con l’ispirazione pittorica di Leonardo Savioli, anch’essa del tutto indipendente dalla sua matrice architettonica – quindi per sottolineare le qualità identitarie di uno stile maturato in autonomia di gusto e di pensiero. Il ‘canone’ compositivo di Alberto Parigi intreccia, proprio in virtù della dialettica che vi abbiamo individuato, regolarità e sprezzature con soluzioni figurative sospese fra dati di natura e trasfigurazioni narrative, spazi misurabili e zone di sogno, solide cromie terrestri e accensioni fosforiche che sono, da una parte, eredità del nostro Novecento formale e letterario, dall’altra sedimenti di un’esperienza artistica che non può non riflettere, anche nell’ambito della figurazione, gli incerti orizzonti della sensibilità contemporanea.
Nella vigile tessitura di volume-colore-luce, più che la ‘narrazione’ di un tema si percepisce in definitiva il senso arcano che avvolge la natura delle cose, l’essenziale definizione di parvenze che corrispondono certo a osservazioni sul dato ma che l’istinto del pittore leviga, per così dire, sino a darcene la trasparente, metafisica realtà come moltiplicata e resa instabile dalla mediazione visiva di un prisma. Riflessi e accensioni attraversano infatti la pittura di Parigi dirigendo l’immaginazione verso significanti che i titoli aiutano a comprendere: Sacrale, Ipotesi di miraggio, Boreale, Monade, Silenzi, Assiepamento …, mentre le intermittenze dello stile consegnano quel catalogo di soggetti, distribuiti fra natura ed evocazione, al flusso creativo del nostro tempo con la sincerità che l’artista dimostra coniugando la sua ispirazione con i ritmi della vita quotidiana.
Suo studio è la casa, dove i quadri riempiono le pareti ed altri attendono d’essere compiuti: un laboratorio, quindi, di arte e di affetti nel quale è possibile ragionare al cospetto delle opere e di ulteriori indizi in grado di far luce sui percorsi immaginativi dell’artista. Mi sono imbattuto, ad esempio, in una piccola ma preziosa wunderkammer: un armadio che custodisce in bell’ordine minerali d’ogni forma e colore raccolti nel tempo seguendo una passione che ho pensato non estranea al nucleo originario della composizione, quella irradiazione prismatica riconoscibile come griglia generativa dell’idea, come esito dell’equilibrio raggiunto fra ordine metrico ed evasione sentimentale. In Boreale questo procedimento poetico risulta evidente per la visione scomposta, prismatica appunto, del paesaggio acceso da toni di viola e arcanamente solitario come il ghiacciaio uscito dalla fantasia di Mary Shelley. Altrove il tema della solitudine o gli scorci solenni di alture conosciute e immaginate a un tempo accentuano l’incastro plastico e cromatico che genera a sua volta memorie di antiche civiltà figlie della roccia e dell’acqua, che son poi gli elementi che Alberto Parigi dimostra di privilegiare nella ricomposizione pittorica del suo universo culturale ed estetico.
Di giorno come di notte le vele ritornano al porto e sono pretesto di studiati contrasti di colore, lame di luce su sfondi cangianti e saturi di atmosfere sospese o predisposte a far emergere dal denso impasto di colore città immaginarie, incrostate di marmi orientali o nitide nella verticalità geometrica dei grattacieli. Il prisma genera intersezioni dinamiche, immersioni od emersioni di volumi traslucidi; la ‘rima’ del colore si esercita in sfumature preziose che esprimono scorci di terra e di mare fissati nel presagio di un evento o di una presenza umana; una visione onirica circoscrive, in Terre e acque, l’emergere dalla nebbia di acute creste di montagna con effetto di citazione romantica. Percorrendo il catalogo di Alberto Parigi non si deve del resto trascurare il sedimento figurativo che affiora nella sua opera; non solo le evidenti citazioni archeologiche e quelle architettoniche, ma anche lo strato percettibile di cultura visiva che spazia dalle città dipinte dei Lorenzetti alle austere analogie plastiche di Sironi, dal primitivismo mediterraneo di Campigli al dispiegato colore di Vagnetti, per giungere alle dissolvenze o asperità formali ascrivibili, per interne analogie, all’ambito dell’astrazione.
A proposito dell’esercizio dei rimandi, consueto per chi si applica alla lettura critica dell’opera d’arte, mi è sembrato di poter individuare in uno dei Notturni con vele una singolare comparazione fra la città che si delinea, immota e misteriosa, sullo sfondo e quella che compare nel dipinto di Degas Semiramide che fonda una città: entrambe hanno una consistenza fantasmatica e sorgono su uno specchio d’acqua che riflette cupole e cuspidi emergenti da un’atmosfera di sogno, la stessa che pervade molte vedute di Alberto Parigi esaltate e moltiplicate dalle numerose facce del prisma. Una fra le possibili analogie, questa instaurata con l’immaginazione archeologica di Degas, che invita a penetrare ulteriormente negli strati culturali e ‘minerali’ dell’opera del nostro pittore, alla ricerca del nucleo generativo di un’esperienza artistica alimentata dalla naturale e irrinunciabile passione per l’immagine ma anche dalle componenti molteplici che ho creduto di leggere nei quadri esposti oggi a documentare la più recente ‘biografia pittorica’ di Alberto Parigi.
Foto: Vele di Notte (2013)
Notturno con vele 2013
Boreale (2013)