"Egitto inedito: Al Qarafa" edizioni Ananke, dell'antropologa naponelatana Anna Tozzi di Marco, è molto più di un libro. Infatti, è anche la "mappa" di una straordinaria mostra fiorentina, ideata con la Galleria DeaPress (borgo Pinti, 42r)) in cui capitoli del libro e personaggi e immagini letterarie diventano figure, visi e polvere, straordinarie architetture e elementi di usi e costumi che il tempo e una malintesa tensione verso la modernità tendono a spazzare via. Al Qarafa è un luogo, che si estende per 10 Km di lunghezza all'interno del Cairo e si compone di ben 17 quartieri, che dovrebbe essere una gigantesca Città dei Morti. Si tratta infatti di un monumentale cimitero con migliaia di tombe, cortili, mastabe, monumenti sepolcrali o semplicissime lapidi con nomi dei defunti. Ma questo è solo un aspetto: infatti quest'area, considerata degradata e pericolosa da buona parte dei cairoti "bene", è anche una straordinaria, fantastica e vitalissima Città dei Vivi, intere famiglie e generazioni che vivono là, nei cortili, a ridosso delle tombe, con case e parentele, vicoli e straordinari orti semovibili. Insomma, una vera e propria città nella città, che, come spiega Anna Tozzi Di Marco anche nel suo affascinantissimo libro, è una parte autenticamente egiziana, che reca traccia di quell'antico Egitto che pur diventando in tempo breve totalmente islamizzato a partire dalla conquista musulmana avvenuta nel 640 ad opera di un distaccamento arabo di 4mila unità che conquistò il Cairo, reca ancora tracce della civiltà nilotica nelle consuetudini e nei costumi.
Intanto, alcune notizie sull'autrice del libro (la mostra etnofotografica è stata pensata e allestita dal Collettivo audio-visuale Al Qarafa: Raffaella Cafarella, Claudio Cescutti, Eleonora Gatto, Silvana Grippi, Costanza La Mantia, Sandro Maddalena, Simona Sambati, Fabrice Thuile, Anna Tozzi Di Marco, Barbara Urbano) aiutano a inquadrarne l'importante figura di studiosa riconosciuta a livello internazionale. Nel 1996 dopo la laurea in Lingue e Letterature Straniere Moderne all’università ”L’Orientale” di Napoli, consegue il perfezionamento in antropologia sociale e culturale all’università di Padova, successivamente consegue il master in Storia delle religioni. Ma l'esperienza che più la "forgia" è quella sul campo: dal 1998 al 2005 vive in Egitto, nella necropoli musulmana del Cairo, dove conduce una ricerca sul campo sui “Processi d’inurbamento nella Città dei Morti cairota”.
Inoltre durante questa residenza mette insieme antropologia e sviluppo, lavorando come cooperante per la Ong milanese AICOS. Nel 2004 matura un progetto di antropologia applicata allo sviluppo sostenibile, da cui ha avuto origine l’attuale attività professionale di visite guidate a carattere socio-antropologico nella necropoli. Attualmente sul versante della ricerca è impegnata in svariati progetti come ricercatrice indipendente in collaborazione con diverse istituzioni, sia università italiane che Ong, in particolare con l’università di Padova svolge un fieldwork sugli aspetti sincretici tra paganesimo, cristianesimo e religione musulmana, in particolare i culti relativi alla leggenda dei Sette Dormienti nel Mediterraneo; mentrecon la Ong Liveinslums collabora a un progetto di cooperazione allo sviluppo di “Micro jardin” nella Città dei Morti del Cairo; con l’università La Sapienza di Roma svolge un'intensa attività che riguarda un progetto di ricerca sulla percezione e la valorizzazione dei siti di memoria in Giordania nel quadro di un accordo bilaterale con la Amman University.
Inoltre, mentre partecipa costantemente a festival culturali e convegni internazionali e nazionali di antropologia e discipline affini come studiosa e relatrice sul patrimonio immateriale dei paesi arabo-islamici, collabora con le cattedre di antropologia culturale, antropologia del turismo, storia dei paesi islamici, geografia, di diverse facoltà universitarie, tenendo lezioni seminariali e laboratori. È direttrice della collana di studi su “Islam e società del Mediterraneo” della casa editrice torinese Ananke. Oltre ad essere membro di svariate associazioni di area, ha pubblicato, oltre a numerosi saggi su riviste scientifiche e volumi collettanei, due monografie, “Il Giardino di Allah” e “Egitto inedito. Taccuini di viaggio nella necropoli musulmana del Cairo” edizione Ananke. Tiene un sito web di documentazione e progettazione nell’ambito della tanatologia culturale: www.lacittadeimorti.com.
Incontriamo Anna Tozzi Di Marco nel corso della mostra fiorentina che ha sede alla Galleria DeaPress, borgo Pinti 42r (ancora in corso, chiuderà il 9 febbario). E nello sviluppo della conversazione che tocca le varie esperienze della studiosa, scocca fatale la domanda: come affrontò l'esrienze di vita quotidiana ad Al-Qarafa? "Il problema fu relativamente di semplice soluzione – risponde l'antropologa – in quanto sono nata a Napoli. E' questo un particolare importante per capire la mia sensazione successiva: il Cairo è come una Napoli all'ennesima potenza". Ciò significa, tutto sommato, che esiste un'identità ben precisa che ricollega le città del Mediterraneo, e che magari non è solo caos o pericolo. "No di certo – risponde la studiosa – ma ciò dà la misura di quanto esiste nei popoli della cintura mediterranea l'inclinazione a comprendere e "sopravvivere" gli uni con gli altri. Al di là degli scherzi, non solo la mia esperienza di vita ad Al-Qarafa si è rivelata importantissima sia sotto l'aspetto lavorativo che sotto quello umano, ma è diventata così importante e radicale che posso dire che non è mai cessata". Infatti, oltre a solide relazioni con l'Egitto, l'antropologa è parte fondante del progetto Micro Jardin. "Si tratta di un progetto che coinvolge molti esperti di agricoltura sostenibile da un lato (l'ong che organizza il lavoro è Liveinslums) e gli abitanti di Al-Qarafa dall'altro. Si tratta in defintiva di riuscire a coltivare in autonomia ortaggi, frutta, verdure per l'alimentaizone famigliare ma anche alberi e fiori, che possano rendere l'area della Città dei Morti il più viva, bella e utilizzabile possibile". Un progetto che si basa su forme particolari di coltura come quella in cassette, che non essendo fissa non può essere distrutta o vietata dai proprietari di quelle tombe famigliari e di quei cortili in cui vivono famiglie e generazioni intere. Un tentativo, anche, per opporsi a quella che potrebbe essere una triste fine di Al-Qarafa, che con tutte le sue memorie architettoniche, storiche, di usi antropologici e sociali, le sue bellezze da brivido potrebbe un giorno venire spianata e trasformata in un'area di case unifamiliari con giardinetto all'inglese. Nonostante sia stata dichiarata patrimonio dell'umanità.