Le presenze fiorentine di Alfredo Pirri fra il 2015 e il 2016 sono state molto importanti per la città, non solo per l’altissima qualità dell’Artista , ma perché hanno contribuito a sfatare la vox publica di Firenze “città del Rinascimento” e del tutto irrilevante per l’arte contemporanea.
La prima è stata la straordinaria installazione al museo del Novecento , nell’ex conservatorio delle Leopoldine, del settembre 2015, I Passi , di cui abbiamo dato notizia in questa stessa testata .
L’altro evento, espositivo, si è svolto alla galleria d’arte di Eduardo Secci (agosto- ottobre 2015) , una mostra di grande spessore, che ha ripercorso i molteplici itinerari, tecnici e poetici , dell’ Artista di questi anni.
L’ultima mostra in ordine di tempo è stata inaugurata sabato scorso nella storica Galleria Il Ponte di Andrea Alibrandi . Ed è a questa ultima che vogliamo parlare.
Entrare nel biancore delle pareti della galleria, che lasciano sempre le opere respirare perché mai affollate, è già di per sé uno stacco dalla realtà circostante. In questo caso si è accolti da un’atmosfera luminosa e rosata, perché il rosa è il colore prevalente della sala con i grandi quadri di Pirri , in plexiglass traforati e circoscritti da sfere rosate come occhi di bambini.
Ma il paragone non è gratuito né casuale. Infatti qui entriamo nel cuore dell’ispirazione dell’artista il quale s’inspira, appunto, al Kindertotenlieder di Gustav Mahler, a sua volta derivato dalle poesie di Friederich Ruckert, poeta romantico che le aveva composte per i figli morti. Già nei versi di Ruckert c’è un senso di pace e di resurrezione, di vita insomma che travalica il fatto doloroso della morte del bambino:
Ed ora il sole vuole ancora sorgere/come se una disgrazia nella notte/non fosse accaduta
Ma nei quadri di Pirri tutto ciò diventa davvero ineffabile: il colore rosa, che traspare ma non si vede, in sfere incipriate sulla luminosità del plexiglass; l’occhio luminoso ottenuto con un traforo di una leggerezza che lo rende inconsistente; e poi lo svariare dal rosa al bianco in altri quadri rende tutto musica, da quel Mahler da cui è ispirata. Insomma “vedere” per credere e per “riascoltare” un messaggio musicale e poetico di estrema purezza.
Foto: www.arte.it