Firenze – La mostra di Alessandro Goggioli a Palazzo Panciatichi , nella sede del Consiglio Regionale, premia una vita di pittore dall’originalità mai smentita. Formatosi all’Istituto d’Arte di Porta Romana dove ha poi concluso l’esperienza di insegnante, ha tenuto numerose mostre personali, quasi sempre in ambito locale, non perché non meritasse di essere conosciuto da un pubblico e da una critica più vasti, ma per una sua idea dell’arte e stile di vita: ha amato la pittura, ha lavorato seriamente, si è divertito; e questo saggiamente, forse, gli è bastato. Ma l’attuale mostra lo risarcisce , eventualmente, da un’eccessiva modestia.
La sua tecnica è eccezionale: una sorta di pointillisme originalissimo che crea colore , spazio e dimensioni attraverso una tecnica di lavoro paziente, lentissima e meditata, che ottiene il risultato di dare una cromia fredda e già di per sé surreale al quadro, che è la caratteristica più personale del Pittore. Infatti tutte le sue opere oscillano fra un realismo e surrealismo fantastico, spesso ironico, che tornando alla memoria dell’infanzia e dei giocattoli, denunciano ipocrisie e manie della nostra società quali il consumismo, la stupidità, la fissazione, alquanto infantile, dei motori e della potenza della velocità. I suoi quadri sono popolati di pupazzi, uccellini di latta colorati, robot e i macchine presuntuose perché tutte, in realtà, sono macchinine giocattolo, a carica. Quindi il giocattolo assomma in sé una simbologia totalizzante del mondo, con tutta l’ ironia sorridente, ma acuta, di cui l’Artista è capace
Ma Goggioli non si ferma qui. Ci sono patetiche osservazioni dell’abbandono di cose e persone simboleggiate da vecchi arnesi lasciati alla ruggine o giocattoli dimenticati. C’è la ridicolizzazione della guerra e della tecnologia: “Twitter”, due uccellini che cinguettano su una bicicletta; della politica. “Pericolo rosso”: un mostro tecnologico fra fette di cocomero rosseggianti . Piccole blasfemie: ”Frutto poibito”, con Adamo ed Eva formato Botero, incerti fra una mela gigantesca.
Non manca il confronto con l’arte antica, o meglio, le divertenti contaminazioni. La “Bia de’ Medici” del Bronzino, figlia bambina di Cosimo I, stretta nell’elegantissimo e ingioiellato abito ha finalmente tanti balocchi: automobiline e motorini come tutti gli altri bambini ! Anche il Gesù della “Madonna del Granduca “ di Raffaello ha in mano una bella automobilina, di quelle lunghe americane, con l’aria molto compresa (certo per la macchinina, non per motivi mistici!)
La dissacrazione, però, è garbata e talvolta tenera: quel Bambinello.-.che sembra una femminuccia.-. in braccio alla sontuosa “Macarena”, con regale corona in testa, non ha nemmeno un piccolo diadema. E allora ecco un soldatino in cima a una gru a porgere anche a lui la sua coroncina. Gli esempi potrebbero continuare, ma fermiamoci al “Cheeck in”: nel gioco di parole, una bella gallina sbuca da una valigia.
Foto: www.goggiolipittore.it