Morto mons. Bianchi, il Vescovo “angelo del fango”

Firenze – E’  morto a Roma, all’età di 66 anni, per un male incurabile, il vescovo Mansueto Bianchi, toscano, nato a Lucca, già Vescovo di Volterra, Vescovo Emerito di Pistoia e attualmente Assistente Ecclesiastico Nazionale dell’Azione Cattolica, ma soprattutto un Angelo del Fango durante l’Alluvione di Firenze del 4 novembre 1966.

Mons. Mansueto Bianchi aveva già confermato al giornalista Franco Mariani e al Cardinale Giuseppe Betori la sua intenzione ad essere presente il prossimo 4 novembre 2016, nonostante la malattia, – su loro invito, rivoltogli per la prima volta 3 anni fa  – alle celebrazioni per il 50° anniversario che Firenze Promuove sta preparando da tempo con il Cardinale Betori, che fu anche lui un Angelo del Fango.

Sempre a Mariani, nel 2010, in esclusiva per il quotidiano Nuovo Corriere di Firenze  il Vescovo Bianchi così aveva ricordato per la prima volta il suo operato di Angelo del Fango:  “Per me il 4 novembre è una data particolare, non solo perché sono nato quel giorno nel 1949, o perché Benedetto XVI mi ha trasferito da Volterra a Pistoia il 4 novembre del 2006, proprio mentre il Cardinale Antonelli mi citava nella sua omelia come ex Angelo del Fango, ma perché dopo quel 4 novembre 1966 chiesi, ed ottenni, dai miei superiori di lasciare il seminario di Lucca, dove ero al liceo classico, e di venire a Firenze. Restai a Firenze una quindicina di giorni, alloggiavamo al seminario, e lavorai soprattutto nella zona di Borgo Santi Apostoli, spalando nelle abitazioni, nei negozi e nella chiesa. In particolare più che episodi ho ben presenti due dimensioni che ricordo in maniera particolare: da un lato la disperazione, della gente, questa me la ricordo, i volti, le parole, il clima della città, e dall’altro il grande slancio di solidarietà da parte di tanta gente, in prevalenza giovani. S’incontrava gente di tutte le parti del mondo e di ogni età convenuta a Firenze per liberarla da questa onta, da questa sciagura che l’aveva colpita. Negli anni mi ha sorpreso questa suggestiva ed immeritata espressione di Angeli del Fango, perché in cui giorni nessuno pensava di essere un angelo per nessuno, semplicemente si cercava di rispondere alla disperazione della gente. Negli anni successivi mi è capitato di pensarci tante volte perché è stata una di quelle esperienze che ti lasciano il segno dentro, ma non avrei sospettato, a distanza di decenni, di trovarmi alla ribalta dei giornali, insieme agli altri, per i fatti di allora, anche perché ritengo di aver fatto, in quel momento, la cosa più giusta, niente di più”.

 

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