Firenze – Infortuni sul lavoro, una delle piaghe del nostro Paese, che vede la Toscana, secondo il rapporto redatto su scala nazionale dall’Osservatorio sicurezza sul lavoro Vega Engineering di Mestre, rientrare nelle cinque ‘zone rosse’ per incidenza di infortuni mortali in rapporto al numero di occupati, seconda per numero di vittime nei primi tre mesi del 2022: tra il primo gennaio e il 31 marzo, i morti per lavoro in Toscana sono stati 16, uno ogni cinque giorni. La provincia di Firenze è prima con 6 vittime.
“Il bollettino dell’Istat ci segna la purtroppo un incremento delle morti sul lavoro. Al 31 marzo erano 189 rispetto alle 185 dell’analogo periodo del 2021. (Nel 2020, anno però di lockdown erano 166) – ricorda Valdo Spini, che ha partecipato al webinar Agorà democratiche – Officina Lavoro contemporaneo, tenutosi il 3 maggio in occasione della ricorrenza dell’infortunio mortale di Luana D’Orazio, uccisa a 22 anni dalla macchina tessile a cui lavorava in un’azienda di Montemurlo, orditoio manomesso per consentirne il funzionamento a saracinesca abbassata – quanto agli infortuni in generale denunciati essi erano 194.000 con in incremento del 50%. Particolarmente colpite in questa categoria le donne. È un altro fatto da sottolineare con preoccupazione”.
“Oltre alle cause generali degli infortuni sul lavoro, cioè la ricerca di incrementi di produttività del lavoro stesso a danno della sua sicurezza, vi è un fatto più specifico – continua Spini – i recenti provvedimenti per l’edilizia, anche per le scadenze temporali previste, hanno visto incrementare il numero delle imprese e registrare un ricorso ad un personale spesso non adeguatamente formato. Il tema della formazione è assolutamente centrale in questa situazione di vera e propria emergenza. L’Inail si è proposto di lanciare un Pnrr per la sicurezza in collaborazione con i grandi gruppi industriali che saranno impegnati negli investimenti previsti, proprio centrato sull’informazione e la formazione. Ma è necessario che a questa iniziativa siano associate le piccole e medie imprese, altrimenti non si risolverà il problema”.
In prospettiva immediata, conclude Valdo Spini, “Bisogna introdurre gli interventi necessari perché entro l’anno gli andamenti trimestrali facciano registrare un blocco e un arretramento del fenomeno. Questo è il vero riformismo. Occuparsi delle condizioni concrete delle lavoratrici e dei lavoratori. Questa iniziativa è quindi molto importante deve avere i suoi sviluppi negli interventi necessari”.