Morti nei cantieri, manca il controllo sui rapporti di lavoro

I limiti strutturali e normativi dell’Ispettorato nazionale del lavoro

Partendo dalla strage sul lavoro avvenuta nel cantiere fiorentino dell’Esselunga, in via Mariti, raggiungiamo Matteo Ariano, coordinatore nazionale della FP Cgil, esperto delle problematiche dell’Ispettorato del Lavoro, per fare il punto su uno dei vari argomenti controversi, ovvero: ma si fanno i controlli? Chi controlla e come?

Partiamo dal primo punto: da chi erano stati svolti, se erano stati svolti, i controlli nel cantiere fiorentino, prendendolo ad esempio di una situazione che da sempre è molto diffusa sul territorio nazionale?

“Per quanto riguarda il cantiere di Firenze in cui si è verificata la strage, l’Asl era intervenuta con un controllo a gennaio, e si apprestava ad eseguirne uno a marzo. Può sembrare strano che nell’accesso di gennaio l’Asl non avesse trovato nulla di irregolare, ma in realtà non lo è, in quanto perché le irregolarità che stanno emergendo sui giornali sono irregolarità che riguardano il rapporto di lavoro, ovvero un settore non di competenza dell’Asl, che normalmente non verifica se i lavoratori sono in regola, se il contratto collettivo applicato è quello corretto, e così via; verifica se sono state rispettate le norme di sicurezza, Un altro aspetto da considerare è che il cantiere non è un’entità statica, Il cantiere oggetto di ispezione a gennaio non è lo stesso in cui è accaduta la strage di febbraio. Ciò perché le lavorazioni procedono e cambia anche il tipo di attività, quello di rischio e anche il tipo di manodopera. Non a caso, nell’area di lavoro del cantiere, era prevista la presenza di 60 aziende diverse in subappalto, ognuno che si occupa di vari pezzi del lavoro nel cantiere, da muratori, ai ceramisti, agli idraulici, ecc. Ovviamente in un cantiere di questo genere i controlli devono essere frequenti. Ciò che manca, invece, è il controllo sui rapporti di lavoro”..

Si sta parlando dunque della verifica della regolarità dei rapporti di lavoro. Cosa significa in concreto?

“Intanto, diciamo che, nel caso preso in esame, sembra emergere la presenza di lavoratori al nero, clandestini e che quindi, non avendo il permesso di soggiorno, dovevano per forza non essere regolari. Emergerebbe, ma il condizionale è d’obbligo, anche la presenza di lavoratori inquadrati con un contratto collettivo diverso rispetto a quello edile. Emerge così l’elemento della fuga da contratti collettivi maggiormente rappresentativi per l’utilizzo di contratti collettivi meno cost0osi o che impongono meno oneri in termini di sicurezza. Non parliamo poi se emergessero casi provati di caporalato. Si tratta di un problema enorme, che a mio parere è molto legato al tema della polverizzazione della filiera degli appalti, E’ necessario che non ci sia più la giungla dei subappalti, ma che ci sia una chiarezza nella linea appaltatore-subappaltatore, con il rispetto da parte di entrambi di quelle che sono le regole del contratto collettivo”.

Eppure, le norme ci sono, a partire dal codice degli appalti. Come si fa a farle rispettare?

“Arriviamo all’altro punto sul tavolo, che riguarda la partita del controllo, del numero dei controlli, e anche, se vogliamo, dell’incrocio delle banche dati. Prendiamo pure il caso Firenze: emerge che le aziende che hanno vinto l’appalto, fossero state già coinvolte in un grave infortunio nel cantiere di Genova, sempre per Esselunga. Un dato che sarebbe stato utile sapere, ma prima, non dopo. Questo è un tema di assoluta importanza. C’è un tema enorme di avere una banca dati sul lavoro in cui dovrebbero essere stoccati i dati delle ispezioni compiute dagli organi coinvolti a vario titolo nella vigilanza sul lavoro. Uno strumento molto importante, che andrebbe poi ad incidere con un altro, altrettanto significativo, ovvero la patente a punti. Per potere avere un sistema di questo genere, e per potere sapere quante volte un’azienda ha violato le norme e che tipo di norme sono state violate, è necessario sviluppare l’interconnessione fra le banche dati. Ad ora, siamo assolutamente lontani”.

Incide sulla sicurezza anche il numero dei controllori? Il governo si fa vanto di aver assunto 854 nuovi ispettori..

“Questo è un altro aspetto della questione, il numero dei controllori e dei controlli. Intanto, c’è un tema che riguarda le Asl, che, non avendo una gestione a base nazionale, vede scelte diversificate sui territori, circa il numero di tecnici e medici del lavoro che dovranno occuparsi del settore. Un tratto che è normalmente carente. Per la parte di competenza statale, ovvero dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, i numeri che sono stati dati dalla Ministra del lavoro, non sono in realtà quelli effettivi. In che senso? Nel senso che attualmente all’Ispettorato del lavoro, risultano in forze 852 tecnici, ma compresi quelli già in servizio. Quindi, non 800 e passa in più, bensì 852 fra quelli già in servizio e i nuovi assunti. Quelli effettivamente “nuovi” ovvero entrati nel luglio dell’anno scorso, sono poco più di 700. Si tratta inoltre di persone che hanno finito pochi mesi fa la formazione teorica e stanno ultimando la formazione pratica. Sottolineo che, fino a luglio scorso, l’area fiorentina aveva una sola ispettrice tecnica per Firenze e Provincia, I nuovi ispettori tecnici dunque, saranno completamente operativi fra ancora qualche mese, in quanto si tratta di un’attività complessa che per potere essere padroneggiata necessita di esperienza. Per quanto riguarda il versante dell’ispezione tecnica del lavoro, ovvero l’attività che riguarda la verifica delle irregolarità su salute e sicurezza, mancano all’appello altri 600 ispettori tecnici. Se poi si considera il lato degli ispettori del lavoro, ovvero quelli che verificano la regolarità dei rapporti di lavoro, anche in questo caso i numeri rivelano una forte criticità. Basti ricordare un concorso, bandito nel 2019, per 691 ispettori del lavoro, sbloccato fra il 2021 e il 2022, che vede, di questi 691 posti, 271 ancora scoperti, nonostante lo scorrimento delle graduatorie. Posti che vanno deserti. La situazione è paradossale: abbiamo 270 posti in attesa di essere coperti, una graduatoria che a fine maggio scadrà, al momento il ministro Zangrillo ha detto che non ha intenzione di prorogare questa graduatoria, se non si arriverà a uno scorrimento integrale (mancano circa 570 posti da “scorrere” per cercare di coprire i 270 posti ancora carenti) , sarà necessario bandire un nuovo concorso, con tutti i problemi di tempo che ciò comporta. Un altro dato importante da conoscere, è che più della metà del personale dell’Ispettorato del lavoro ha un’età superiore a 51 anni”.

Ma qual è il motivo di questi meccanismi così rallentati?*

“Non possiamo dimenticare che l’Ispettorato del lavoro, sebbene composto da Ispettori, non fa solo attività ispettive. Perciò, tanti ispettori che sulla carta sono ispettori, vale a dire i 2345 ispettori di cui l’ispettorato del lavoro ad oggi dispone, stiamo parlando di ispettori del lavoro ) considerando anche gli ispettori tecnici si va oltre tremila unità) non sono tutti effettivamente operativi. Si tratta, perlomeno nella metà dei casi, prevalentemente da Roma in su, di personale che viene distolto, per alcuni giorni a settimana o addirittura per tutta la sua attività lavorativa, dall’attività ispettiva per carenza di personale amministrativo. Per fare questa attività servirebbero dei funzionari amministrativi, che però non sono arrivati in numero sufficiente (nonostante un concorso con migliaia di persone in graduatoria), per cui, soprattutto nelle sedi del Centro-Nord, gli ispettori del lavoro devono dedicarsi ad altre attività (si pensi solo a tutti i contenziosi con le opposizioni delle aziende che il loro operato scatena), riducendo ovviamente il numero delle ispezioni. L’ultimo grande tema è quella della scarsa attrattività di questa amministrazione, dovuta al fatto che vive una situazione paradossale: si tratta di un’amministrazione con una funzione molto importante, fondamentale, con responsabilità altissime; ma a fronte di ciò, il salario non è adeguato. Inadeguatezza dovuta ancora al tema del salario accessorio del personale. La situazione che a gennaio abbiamo presentato alla ministra Calderone, è la seguente: abbiamo ottenuto l’ingresso di centinaia di persone, che sono insufficienti ma è qualcosa di positivo, a fronte di questo le risorse per il salario accessorio sono rimaste le stesse”.

Insomma, stessa torta, più commensali. Ma questo non configura un atteggiamento della politica, ovvero che la politica, tutto sommato, non ritiene una priorità l’investire seriamente sull’Ispettorato del lavoro, nonostante le belle parole spese in particolare in questi giorni?

“Credo che il sospetto sia lecito. Tanto più che, di fronte alla ministra Calderone, ai tavoli sindacali, abbiamo scoperto dalle parole dell’amministrazione che l’Ispettorato del lavoro ha un avanzo di bilancio di svariate decine di milioni di euro, che però non può utilizzare per il personale. La risposta, alla nostra ovvia domanda di spiegazioni, è stata che il Mef si oppone a questo genere di utilizzo di queste risorse. Le risorse al momento restano in pancia all’INL. Tant’è vero che abbiamo inviato alla ministra Calderone una richiesta, cogliendo l’opportunità del fatto che il Consiglio dei Ministri dovrà intervenire sul punto, che chiede perché non fare una norma che preveda espressamente l’autorizzazione per l’INL a utilizzare una quota parte del bilancio per il personale. Un impegno preso a dicembre dalla ministra, ma ormai siamo a fine febbraio , e ancora niente”.

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