Firenze – L’attesa per gli amici si consuma fuori dalle porte chiuse per coronavirus dell’aula bunker, dove si svolge l’udienza. Dentro, i familiari e la vicesindaca di Firenze Cristina Giachi, con la fascia tricolore. Il Comune si è costituito parte civile. La morte di Duccio Dini, il ventinovenne falciato, mentre si trovava fermo in scooter al semaforo di via Canova, dalle auto lanciate a folle velocità a causa di un inseguimento per regolamento di conti tra due famiglie rom, è ancora una ferita che non si rimargina.
La sentenza è attesa per oggi, non prima delle 17. Fuori dall’aula, si è invece svolto un flash mob fra gli amici, che hanno steso uno striscione in cui si chiede che sia “fatta giustizia e che ci sia una pena esemplare”. I giudici della corte d’assise sono entrati stamane sul tardi. Gli imputati con accuse a vario titolo che vanno da omicidio volontario sotto il profilo del dolo eventuale, a tentato omicidio, violenza privata, lesioni , sono sette. La procura ha chiesto condanne da 22 a 9 anni.
Foto: Luca Grillandini