Per molti è stato anche un perseguitato politico, un po’ come il suo principale referente iniziale Bettino Craxi, ed in effetti al netto delle condanne a fronte della miriade di procedimenti, l’asserzione è a suo modo plausibile. Per molti altri colui che ha guastato, piegandola a fini privati, la politica italiana degli ultimi 30 anni. Che si è divisa non a caso spesso e volentieri, in berlusconisti ed anti-berlusconisti davanti al già quattro volte Presidente del Consiglio. E quando uno è al centro di un conio neologistico, state pur certi che in un modo o nell’altro, la storia l’ha già fatta.
Di certo Silvio Berlusconi, morto stamane ad 86 anni dopo un periodo di malattia, il suo mestiere, quello dell’imprenditore, lo sapeva fare. Basti pensare all’inizio o quasi della sua carriera la costruzione da immobiliarista di Milano 2. Da Fininvest a Mediaset nel campo imprenditivo a Forza Italia e la Casa delle Libertà in quello politico, con un intreccio tra vita privata e pubblica non sempre facilmente districabile. Berlusconi ha sfruttato in entrambi i campi due congiunture storiche altrimenti irripetibili. Da una parte l’inizio degli anni ’90 il crollo sotto Tangentopoli dei partiti tradizionali e la voglia di novità del popolo italiano, dall’altra, verso la fine degli anni ’70, il cambiamento legislativo sulla possibilità dell’imprenditoria privata televisiva, fiore all’occhiello da lì in poi di tutto l’impero del Cavaliere. Che, piaccia o non piaccia, ha portato letteralmente ad una rivoluzione di contenuti e palinsesti tv abituando anche la prima competitor Mamma Rai, fino ad allora di rara rigidità, alla dura legge del Mercato. Quella a cui un po’ noi tutti si deve sottostare per campare.
Anche se, è sacrosanto sottolinearlo, quando un Premier risulta al contempo a capo, più o meno direttamente, di imperi mediatici, qualche problemuccio di senso democratico un Paese se lo deve pur sempre porre. Sempre presentatosi come un conservatore liberale ma con tratti e modi, diremmo oggi, da “populismo”, che non sempre ha comunque connotazione negativa, in tutto, Berlusconi è stato sottoposto a dozzine di procedimenti giudiziari, a gran parte dei quali si è conclusa con assoluzioni e prescrizioni, ma nel 2013 è stato condannato in via definitiva per evasione fiscale. Per capire appieno la portata del berlusconismo e le trasformazioni che ha apportato nel costume e nella cultura italiani probabilmente non basteranno i prossimi anni.
Da Bologna lo piange quasi per primo quel Romano Prodi che, almeno sulla carta, è sempre stato uno dei suoi principali contendenti. Che tra le altre cose ha voluto sottolineare “il suo sostegno alla causa europeista, ribadito in un periodo in cui il nostro comune destino europeo era messo duramente sotto accusa”.