Pisa – Non ce l’ha fatta Vania. L’infermiera entrata nell’Ospedale di Pisa con ustioni su oltre il 90% del corpo è morta questa mattina intorno alle 6.
Lascia dei figli giovani la donna di 46 anni data alle fiamme a Lucca nel piazzale dell’obitorio dell’ex ospedale. Ai soccorritori, dopo aver chiesto del padre, avrebbe fatto il nome dell’ex compagno, fermato poi dalle forze dell’ordine con l’accusa di tentato omicidio, imputazione che adesso è cambiata.
Il personale medico dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana ha dato la notizia questa mattina.
Cosparsa di benzina e data alle fiamme, un’altra vittima di brutale ferocia. Unanime il cordoglio da parte delle istituzioni toscane, mentre la Regione ricorda che nel 2014 sono stata uccise 12 donne e dal 2006 le vittime sono state 77 sul territorio toscano.
“Di fronte a questo femminicidio come di fronte alle altre innumerevoli violenze sulle donne, dobbiamo combattere – ha detto il presidente Enrico Rossi – le leggi ci sono e gli strumenti pure. Dobbiamo isolare e punire gli uomini violenti e dobbiamo aumentare la prevenzione, non solo per riconoscere e arrestare quelle dinamiche che sfociano in violenza, ma anche per aiutare tutte le donne ad ogni età a denunciare, a non trascurare segni premonitori, senza farle sentire sole”.
“La deputata democratica Raffaella Mariani: “Vania non ce l’ha fatta. Oltre l’orrore e la rabbia, oggi è il dolore il sentimento più profondo: sono vicina ai familiari, a cui esprimo solidarietà e cordoglio. Una risposta rapida da parte delle forze dell’ordine e dell’autorità giudiziaria è un segnale necessario e importante. Altrettanto indispensabili sono gli interventi di prevenzione: a cominciare dal sostegno attivo e costante alle famiglie delle vittime che attraverso le associazioni antiviolenza chiedono di insistere e rendere costante il lavoro nelle scuole per sensibilizzare i giovani. La cabina di regia interistituzionale decisa dalla ministra Boschi può segnare un ulteriore passo in avanti per iniziative più strutturate che ci permettano di far fronte alla continua emergenza. Un cambiamento culturale rimane la strada principale da percorrere contro il femminicidio, ma agire nel concreto è un atto a cui non dobbiamo rinunciare”.
In Toscana c’è l’Osservatorio sociale regionale, che analizza tra l’altro la violenza di genere e cura rapporti annuali specifici con la preziosa collaborazione dei Centri antiviolenza, strutture private che operano nei territori. In Toscana prosegue anche l’esperienza del Codice Rosa, avviato come progetto pilota nel 2010 e che consente l’accesso prioritario al pronto soccorso per tutte le vittime di violenze con una stanza dedicata e un team di medici, infermieri e psicologi che si affianca alle forze dell’ordine.