“Ce la faremo” promette Mario Monti dal palco del Valli. Il presidente parla all’agghindata platea del Valli mentre fuori infuriano le contestazioni plateali, ma anche la fredda indifferenza e la rassegnazione di gran parte dei reggiani. C’è nell’intervento di Monti il tentativo di delineare qualche barlume di speranza, di trasmettere quel senso di fiducia venuto meno non solo nei confronti della classe dirigente, ma anche e soprattutto nel futuro. Allora il professore bocconiano prova a farsi capire, a dare un senso ai sacrifici che il suo governo sta chiedendo al Paese. I contenuti, al di là delle parole di circostanza, non mancano.
L’Europa faccia la sua parte. “Non era un’Europa a due velocità, – ha detto Monti – quella alla quale pensavano Mazzini e Cavour. Era un’Europa inconcepibile senza la presenza attiva dei popoli mediterranei, area strategica, allora come oggi. Oggi assistiamo all’avvio di una sorta di risorgimento dei popoli della sponda sud del Mediterraneo, con mille problemi e contraddizioni, ma abbiamo il dovere di offrire loro modelli e riferimenti, con apertura e comprensione. L’area dell’euro devo continuare a rappresentare un’àncora e un riferimento sicuro, in tutta la sua estensione geografica. Vogliamo anche noi un’Europa con i conti in ordine; un’Europa che sappia assicurare stabilità, anche accettando meccanismi molto severi; essi sono nel nostro comune interesse. Ma nessuno può immaginare un’Europa che rinunzia a crescere. Non è un problema di Nord o Sud” “Nessun Paese europeo – ha proseguito Monti con un chiaro riferimento alla Germania – è tanto forte da poter andare avanti da solo ad affrontare le grandi economie mondiali. L’Europa ha necessità di attuare politiche comuni e coordinate di crescita, nella stabilità finanziaria. L’Italia ha dato alla stabilità dell’area euro un contributo decisivo con la potente azione deliberata dal Governo con il decreto del 6 dicembre – approvata dal Parlamento in via definitiva il 23 dicembre, in tempi eccezionalmente brevi, che testimoniano la volontà compatta dell’Italia. Ora il momento dei compiti è giunto per tutti. Nessuno pensi di poter fare a meno degli altri. L’Europa supererà la crisi solo con un’azione convinta e unita di tutte le componenti dell’Unione. Noi faremo la nostra parte, memori di essere uno tra i paesi fondatori dell’Unione”.
Faremo saltare i colli di bottiglia. Dopo le tasse, si apre ora la “fase due”, gli interventi volti a favorire la crescita e lo sviluppo. Il presidente non è entrato nei dettagli, ma ha illustrato a grandi linee gli impegni del governo. “Il tavolo sul lavoro che si sta per aprire – ha proseguito Monti – dovrà favorire l’investimento e l’occupazione, con azioni fiscali come la detrazione dall’Irap della quota lavoro e dal bonus fiscale per le assunzioni a tempi indeterminato per i giovani, in particolare al Sud; il sostegno fiscale alla capitalizzazione delle imprese attraverso l’introduzione dell’ACE è una misura di cui siamo fortemente convinti. Se guardiamo dentro noi stessi sappiamo che ce la faremo. Il capitale di energie e di conoscenze degli italiani ha sempre risposto nei grandi momenti di difficoltà. Certo, sappiamo di aver chiesto sacrifici a tutti. Ma il Governo seguirà come sua stella polare la ricerca della giustizia sociale, dell’equità”. Nella “fase due” ci sono anche “equilibrate e pragmatiche, ma non timide liberalizzazioni, riconoscendo che ogni settore dà contributo, ma che è più equo se avviene in regime di libera concorrenza”, ha detto il premier, che ha sottolineato anche la necessità di ”operare con urgenza per sbloccare il Paese e far saltare i colli di bottiglia che lo rendono lento’. Per questo alcuni interventi saranno rapidi per ottenere risultati immediati”. Ma, avverte il professore, ”l’occhio con cui affrontiamo la crisi non deve essere di breve periodo, ma avere anche la forza di guardare al futuro”.
Le mani in tasca ai cittadini. “L’espressione corrente di “mettere le mani nelle tasche degli italiani” – ha detto Monti – non mi ha mai persuaso e comunque è incompleta perché ci sono altri atti di “mani che entrano nelle tasche: sono gli evasori, coloro che vivono di rendite di posizione e di privilegi. E’ megli quindi che tutti tengano le mani al loro posto – ha scherzato con humor inglese, suscitando ilarità in sala. È quindi “inammissibile – ha proseguito che i lavoratori compiano sacrifici mentre c’è una porzione importante di ricchezza che sfugge alla tassazione, accrescendo così la pressione tributaria su chi non può sottrarsi al fisco. Abbiamo già deliberato importanti strumenti contro l’evasione fiscale e contributiva – ha detto ancora Monti, che ha promesso: “Continueremo su questa strada”.
2061. “Cinquant’anni fa, nel 1961, – ha ricordato in conclusione il premier – il Centenario dell’Unità d’Italia si concluse con un manifesto dove dei bambini correndo dicevano “Arrivederci al 2011!”. Oggi il 2061 può apparirci lontano. Ma è un errore. Non è lontano. E’ il tempo dei nostri figli, dei nostri nipoti. L’Istat ha già pubblicato le previsioni demografiche al 2065. Conosciamo già i problemi dell’Italia del Bicentenario; la demografia, la scarsità di giovani di origine italiana, la necessità di integrare quel 17% di popolazione che sarà straniera o di origine straniera. Di una cosa sono certo, cari concittadini. I nostri figli, il 7 gennaio di quel 2061, qui a Reggio Emilia, festeggeranno uniti il Tricolore”.